La politica industriale raccontata dalle mosse del governo Prodi è chiara. E se si vuole trasparente: gli affari, i grandi commerci debbono passare per Palazzo Chigi. Romano Prodi è il regista di questa nouvelle vague dellindustria stile Iri. E se non fosse per la componente diessina (Massimo DAlema ha molto a cuore il grande business) la rotta sarebbe decisa e univoca. Vediamo tre casi molto concreti.
Lultimo in ordine di tempo è lo stop alla fusione tra Autostrade e Abertis. Prima il piano di cessione dellAlitalia sotto molte condizioni. E infine latteggiamento nei confronti della Telecom. Le banche sono un capitolo a parte e dopo la fusione tra SanPaolo e Intesa molto è già stato fatto.
Tutte e tre le operazioni indicate sono vittime di una filosofia ben precisa: il governo non solo detta le regole, come è normale in una economia di mercato, ma sceglie anche persone e strategie. Il grande difetto dei Benetton è stato quello di mettere in piedi una fusione con gli spagnoli nel preciso momento in cui vi era uno stallo politico. Insomma senza concordare con alcuno le condizioni di partenza e di conclusione. I Benetton hanno pensato di stare sul mercato. Così come con abilità sono riusciti a gestire la fase delle privatizzazioni, con altrettanta forza hanno cercato di portarne a casa i profitti. Il governo Prodi, debole nei numeri e nelle strategie, è invece fortissimo nella presa sulleconomia. E il fallimento delloperazione Auto-Abertis è il trofeo da esibire. In questo caso la retorica sul consumatore e sugli investimenti mancati (che pure ha un fondamento) si dileguerà come neve al sole quando i Benetton presumibilmente ridurranno la propria partecipazione nella società.
La politica industriale alla bolognese passa per il principio aureo dellattenzione pubblica alle infrastrutture. Il punto è che tutto è ormai considerato infrastruttura strategica. Lo è ad esempio la rete fissa di Telecom. Sulla cui gestione e futuro è rotolata la testa di Marco Tronchetti Provera che ha dovuto abbandonare la guida della Telecom, per riparare nella più defilata Pirelli. Proprio ieri il suo successore, Guido Rossi, che da uomo di mondo ha subito compreso lambiente, nel suo primo atto industriale da numero uno della Telecom ha dato una carezza allAuthority per le comunicazioni: nessun aumento di canone per la telefonia fissa. Consumatori entusiasti. E spolverata di mercato. Ma sotto il tappeto è chiaro che Rossi e Buora non potranno muovere le pedine dellazienda senza prima consultarsi con Palazzo Chigi.
Stesso copione per Alitalia. Sulla carta si tratta di un asso calato da Prodi: in realtà è pura politica industriale da telefoni bianchi. Da una parte si solletica il mercato mettendo in vendita tutto il malloppo. Dallaltra il ministro auspica unaggregazione di tutte le compagnie italiane (modello Fiat-Alfa Romeo) e sottrae ai privati la regolamentazione dei preziosi slot creando unAuthority pubblica ad hoc.
Sul fronte politico la maggioranza si divide solo perché i diessini temono la primazia prodiana; lopposizione su questo campo è debole perché in essa è presente una forte anima statalista; la Confindustria diplomaticamente tace.
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