Sono sbarcati nella tarda serata di ieri a Pozzallo i 519 migranti - più un cadavere - che per due giorni hanno fatto avanti e indietro tra nord e sud di Malta, in attesa che alla «Ubaldo Diciotti» venisse assegnato un porto. La comunicazione del ministero dell'Interno alla sala operativa di Roma è arrivata in tarda mattinata, mentre il comune della cittadina in provincia di Ragusa è stata avvisata dalla prefettura intorno alle 15. «Solo dopo che la stampa ne aveva dato ampia diffusione» - ha puntualizzato il sindaco Roberto Ammatuna lamentando una scarsa collaborazione tra le istituzioni.
Nel pomeriggio alla nave della Guardia costiera si sono avvicinate alcune motovedette per trasportare sulla terraferma una decina di persone che avevano bisogno di cure mediche urgenti: fra di loro anche alcuni bambini, mentre a bordo c'erano donne incinte.
La «Diciotti» è la stessa nave che mercoledì scorso aveva portato 932 naufraghi a Catania e che poi, una volta ripreso il largo, ne ha caricati a bordo più di 400 da diversi mercantili che li avevano salvati e altri 42 dagli americani della «Trenton», quella che invece aveva dovuto abbandonare 12 salme in mare una settimana fa. E ieri la guardia costiera libica ha soccorso altri 115 naufraghi 8 miglia a nord di Mellitah, a ovest di Tripoli: 8 di loro, però, non ce l'hanno fatta.
Sul problema degli sbarchi è tornato ieri Danilo Toninelli, che durante una visita alla Guardia costiera si è detto scettico sul fatto che un potenziamento di Frontex (l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera possa portare miglioramenti in tema di condivisione. «Il confine difeso da Frontex deve essere quello della costa libica - ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti -, va spostato sulla terraferma perché l'obiettivo politico è quello di non far partire i barconi della morte».
Intanto il Viminale ha diffuso i dati aggiornati sulle domande di asilo: in poco più dieci anni - dal 21 aprile 2005 al 15 giugno scorso - sono state 610.808. A queste hanno fatto seguito 476.993 decisioni adottate dall'apposita commissione: 36.588 (pari al 7%) per lo status di rifugiato, 61.866 (13%) per protezione sussidiaria, 123.654 (26%) per protezione umanitaria. La percentuale delle domande respinte (254.885) è del 54%, mentre restano da esaminare.
Interessante il confronto tra questi primi cinque mesi e mezzo del 2018 e i dati del 2017. Si conferma una tendenza al dimezzamento delle domande (31.367 contro le 130.119 presentate nello scorso anno solare), mentre aumentano i dinieghi o comunque i casi in cui le domande non sono state accolte causa irreperibilità dell'istante: erano stati il 57% un anno fa, per ora siamo al 61%. Confermata anche qui una lieve tendenza all'aumento anche se bisogna sottolineare che in caso di diniego la percentuale di ricorso è del 99%. Per quanto riguarda le domande accolte, su un totale di 44.233 decisioni (+19,51% rispetto al 2017) la maggior parte hanno riguardato permessi umanitari, a fronte di un 7% di riconoscimenti dello status di rifugiato e di un 4% di protezione sussidiaria.
«È fondamentale rendere
efficienti e veloci le procedure di esame - ha detto Matteo Salvini in un incontro con i presidenti delle Commissioni territoriali -, soprattutto a tutela di coloro che hanno veramente diritto all'asilo e a ricominciare una nuova vita».
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