Caro premier, sbagli: tagliare le tasse è da destra liberale

Basta con gli annunci: il premier faccia qualcosa di liberale

Caro premier, sbagli: tagliare le tasse è da destra liberale

Renzi parla (finalmente!) di tasse e dice che non è questione né di destra né di sinistra, ma che «gli italiani hanno pagato troppe tasse». Il presidente del Consiglio non si rende evidentemente conto che, con quest'ultima affermazione, fa una dichiarazione liberale. Che non è né di destra né di sinistra. Nella dottrina liberale, le tasse servono a pagare i servizi che lo Stato fornisce ai cittadini; in quella di sinistra, le tasse sono un mezzo per redistribuire il reddito, la ricchezza nazionale, fra chi ha e chi non ha. È quello che succedeva nei Paesi comunisti dove, per dirla con Churchill, c'era un'equa redistribuzione non della ricchezza, ma della povertà. Se agli individui si sottrae la ricchezza che essi producono, a causa dell'eccessiva tassazione, è l'intera società civile che finisce col soffrirne e a non crescere, come succede proprio in Italia. Personalmente, da liberale, sono per la definizione che le tasse servano a pagare i servizi dello Stato e che, come redistribuzione del reddito fra chi ha e chi non ha, o non ha fatto nulla per produrre reddito, siano una manifestazione di totalitarismo. Aggiungo che, rispetto ai servizi forniti, effettivamente, «gli italiani hanno pagato (pagano) troppe tasse». Caro Renzi, se lei è sinceramente di questa opinione, non le resta che abbassarle. Farebbe cosa liberale e non solo uno dei tanti annunci con i quali caratterizza la sua leadership...

I liberali non sono contro le tasse, ma contro le tasse eccessive; soprattutto se sottraggono ricchezza alla società civile e ai singoli cittadini - che, individualmente e collettivamente, le spenderebbero meglio, cioè produrrebbero altro reddito, altra ricchezza, invece di spendere male quella prodotta, di quanto non faccia lo Stato; che è, poi, la burocrazia che affligge ogni Paese. Le tasse come forma di redistribuzione del reddito fra chi ha e chi non ha (o ha meno) sono l'effetto di un'idea di società egualitaristica nei fatti, indipendentemente da meriti e demeriti fra chi è più capace e lavora di più e chi è meno capace e lavora di meno; gli uomini sono eguali (devono essere eguali) di fronte alla legge in una democrazia liberale che si distingue per lo Stato di diritto dove la legge è eguale per tutti; non possono essere eguali nei fatti perché sono diversi l'uno dall'altro e il profitto individuale, come dice l'etica protestante, dipende dalle capacità e dalla volontà di ognuno. È addirittura una manifestazione della Grazia divina nei confronti di coloro i quali sono più meritevoli non solo grazie alle loro doti individuali, ma perché più attivi e volenterosi. La quale ricchezza, anche quando è frutto dell'individuo, diventa un bene collettivo in quanto provvederà poi lo spontaneismo di una società aperta (libera) a redistribuirla efficacemente grazie al mercato.

La Gran Bretagna e gli Stati Unti - che erano stati governati a lungo con criteri egualitaristici - si sono ripresi economicamente e hanno prodotto ricchezza, redistribuita efficacemente quando cono comparsi Reagan e la Thatcher, applicando alle loro rispettive società criteri di mercato, liberali.

Forse, Renzi dovrebbe prendere esempio da Reagan e dalla Thatcher, invece di dissertare se le tasse siano di destra o di sinistra. Sono liberali, caro Renzi, e lei farebbe cosa liberale e giusta se (finalmente !) le abbassasse, e non solo agli industriali che la sostengono.

piero.ostellino@ilgiornale.it

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