Doccia fredda su quei CinqueStelle che ritenevano di aver oramai superato e lasciato alle spalle la questione del limite dei due mandati, da sempre ritenuto dagli stessi pentastellati il fiore all'occhiello del regolamento interno del movimento.
Se è vero che il problema più impellente, al momento, sembra l'evidente emorragia di consensi seguita all'alleanza di governo costituita con il Pd e Renzi, cioè quelli che erano da sempre stati indicati come avversari politici con cui mai e poi mai si sarebbe potuti arrivare ad un compromesso, è altrettanto vero che in prospettiva il problema dei "due mandati" inizia a creare qualche preoccupazione. Ed il rispetto di questa limitazione imposta dal regolamento interno è stata rimarcata nelle ultime ore direttamente da Davide Casaleggio.
Stando alle sue parole, quindi, sembra ribadito il fatto che chi sia stato eletto tra le file dei CinqueStelle e abbia ricoperto degli incarichi istituzionali, sia a livello locale che nazionale, non possa essere nuovamente arruolabile nelle prossime consultazioni elettorali per un eventuale terzo mandato. Ciò vuol dire che alcuni degli esponenti più noti del movimento sarebbero esclusi dalle candidature, il che potrebbe significare un'ulteriore difficoltà a riconfermare i consensi nelle urne.
"Noi, dal lato Rousseau, gestiamo tutti i processi", ha spiegato Casaleggio in occasione della presentazione del bilancio e dei dati della oramai celebre piattaforma. "Nel momento in cui ci sono queste regole facciamo in modo che vengano rispettate", ha aggiunto nel momento in cui si è toccato proprio il tasto dolente dopo aver ricevuto una domanda a riguardo. "Oppure facciamo in modo che i probiviri abbiano le informazioni che gli servono. Ovviamente lo vediamo dall’esterno".
Come già accennato prima, la questione del mandato sta agitando i sonni di quanti si trovano coinvolti in questo limite imposto dal regolamento. A partire da quello che per il momento è il leader dei Cinquestelle, vale a dire Vito Crimi, fino ad arrivare al ministro degli Esteri Luigi di Maio ed al vicepresidente del Senato Paola Taverna. Alla lista si aggiungono anche i sindaci di Torino e Roma, cioè Chiara Appendino e Virginia Raggi, due città che i CinqueStelle rischiano seriamente di perdere alle prossime consultazioni elettorali. "Non è il momento di pensare alle candidature", aveva commentato il primo cittadino di Roma, salvo poi effettuare degli interventi eclatanti (non da ultimo lo sgombero dell'edificio di CasaPound) per mettere delle basi più solide ad una sua nuova ricandidatura.
In passato lo stesso Di Maio non si era mostrato particolarmente entusiasta di questo punto del regolamento, quando aveva parlato del cosiddetto "mandato zero".
"Sarà previsto il mandato zero per i consiglieri comunali, ovvero il primo mandato non verrà conteggiato", aveva dichiarato, per poi aggiungere: "Comunque tutte le nuove regole verranno votate dagli iscritti".Casaleggio sembra riportare tutti all'ordine, bisognerà tuttavia valutare la situazione solo quando i nodi verranno al pettine.
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