La destra capitolina si divide. Con l'occhio già alle Politiche

Sulla partita di Roma incidono molte variabili. Con l'eccezione, forse, dell'unico vero criterio che avrebbe dovuto portare a individuare un candidato sindaco: le concrete possibilità di vittoria

La destra capitolina si divide. Con l'occhio già alle Politiche

Tutto è iniziato con i distinguo di un Matteo Salvini concentrato più sulla corsa alla leadership della coalizione che sui destini di Roma. E tutto adesso rischia di risolversi in una guerra senza esclusioni di colpi tra quel che resta delle diverse anime della destra capitolina. È questa la desolante fotografia di un centrodestra che a Roma è di fatto già esploso, riducendo al lumicino le già poche speranze che aveva di riconquistare un elettorato che negli ultimi anni si è andato in parte riposizionando sui Cinque stelle. Non è un caso che a guardare i sondaggi, di qualunque istituto siano, l'unica certezza che si ha oggi su Roma è che la corsa della candidata grillina Virginia Raggi verso il ballottaggio sarà molto più che in discesa.

Una circostanza favorita dalla scomposizione di quella che fu An, con i suoi ex colonnelli a farsi una guerra senza esclusione di colpi proprio in quel di Roma, storicamente uno dei bacini elettorali della destra. Si spiega soprattutto così la virata degli ultimi giorni di Giorgia Meloni, che dopo aver detto di no ad Alfio Marchini e sì a Bertolaso - passando per la candidatura un po' estemporanea di Rita Dalla Chiesa - ora sarebbe pronta a scendere in campo in prima persona. Una scelta non troppo convinta, non solo per la gravidanza ma pure perché la Meloni sa bene che il suo sarebbe un vero e proprio all in. Il rischio di non arrivare neanche al ballottaggio, infatti, è concreto e per la leader di Fratelli d'Italia uno scenario del genere rappresenterebbe una decisa battuta d'arresto della sua carriera politica. Eppure la Meloni è davvero a un passo dallo scendere in campo, pronta a «sacrificarsi» per trainare consensi sul suo partito. Il problema, infatti, è che sull'elettorato di Fratelli d'Italia Bertolaso ha pochissimo appeal, al punto che solo in questa settimana Fdi avrebbe perso circa un punto percentuale su base nazionale, quantificabili in quattro-cinque solo a Roma. Che è la roccaforte elettorale di Fratelli d'Italia, ma dove in corsa come candidato sindaco c'è pure una vecchia conoscenza della destra, tal Francesco Storace. Che - dicono i sondaggi - con Fdi a sostenere Bertolaso potrebbe arrivare al 7-8%. Insomma, per Meloni e compagni le amministrative rischiano di essere un vero e proprio bagno di sangue. Con il dettaglio non indifferente che sarà proprio sui risultati di questa tornata elettorale che ci si peserà per decidere - l'Italicum docet - quali e quanti posti assegnare ad ogni partito nell'eventuale listone unico del centrodestra alle prossime Politiche. Di qui il pressing di Ignazio La Russa e Fabio Rampelli affinché la Meloni sia in prima linea a trainare la lista di Fratelli d'Italia. Anche perché un pezzo del voto di destra finirà certamente alla Raggi, senza contare che in campo c'è anche il leader di Casapound Simone Di Stefano.

Una partita, quella di Roma, su cui incidono dunque

molte variabili. Con l'eccezione, forse, dell'unico vero criterio che avrebbe dovuto portare a individuare un candidato sindaco: le concrete possibilità di vittoria. Che per il centrodestra sono infatti ridotte al lumicino.

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