«The Donald» non è ancora entrato alla Casa Bianca e ha già portato a casa più di 1,2 milioni di nuovi posti di lavoro e 80 miliardi circa di investimenti nel territorio degli Stati Uniti. Ed è subito trumpeconomy. Certo, finora si tratta di impegni rilasciati da parte di manager e imprenditori e, in alcuni casi, come sottolinea la stampa più critica d'Oltreoceano, non sarebbero altro che piani preesistenti «re-impacchettati» con abili operazioni di marketing. Ma sono sempre promesse al 45° presidente degli Stati Uniti che domani, a più di due mesi dalle elezioni, presterà giuramento e si insedierà al comando.
In campagna elettorale Trump lo aveva promesso: avrebbe riportato il lavoro negli Usa con la creazione, grazie alla defiscalizzazione, de burocratizzazione e adeguati stimoli, di 25 milioni di posti di lavoro. Un obiettivo decisamente ambizioso se si considera che l'amministrazione di Barack Obama, in otto anni di mandato, ne ha realizzati 15 milioni. Trump, pochi giorni fa, aveva ribadito il concetto: «Sarò il più grande creatore di posti di lavoro che Dio abbia mai messo sulla terra» sostenendo di aver incontrato molti industriali che «se non avessi vinto le lezioni, sarebbero andati a investire altrove». E, in effetti, «The Donald» non è certo rimasto a guardare e nel tour della vittoria ha già ottenuto la garanzia di migliaia di posti di lavoro, miliardi di investimenti e ha posto un freno alla delocalizzazione che stava trasferendo l'industria a stelle e strisce, in Messico, un Paese «low cost» sul fronte del costo lavoro e sin troppo vicino al confine con gli Usa. Per ottenere il miracolo è spesso bastato un uso più o meno accorto della formula magica «dazi di importazione al 35%» sui beni provenienti da Tijuana, una minaccia che ha convinto molte imprese a innescare la retromarcia sui propri piani. Carrier, ad esempio, che fino a poco tempo fa era decisa a trasferire la produzione di condizionatori (e 1100 posti di lavoro) dall'Indiana al Messico è tornata sui propri passi. A sua volta Ford, che aveva in programma l'apertura di un stabilimento in Messico ha fatto dietrofront, annunciando l'espansione nel Michigan con un investimento di 700 milioni e la creazione di 700 posti di lavoro.
Ad essere contagiati dal ciclone Trump sono stati quasi tutti i settori anche se, complice il salone dell'auto di Detroit, gli annunci negli ultimi giorni hanno spesso riguardato luniverso dei motori. A iniziare dal miliardo di investimenti destinati alla creazione di duemila posti di lavoro promessi da Fca. Toyota ha annunciato addirittura investimenti per 10 miliardi destinati ad aumentare la produzione dei nuovi modelli della Camry, mentre General Motors ha messo sul piatto miliardo per la creazione di mille nuovi posti di lavoro. Hyundai Motor infine aumenterà del 50% gli investimenti previsti portandoli a 3,1 miliardi e realizzerà un nuovo stabilimento negli States.
Sul fronte hi tech tre pesi massimi come Amazon, Ibm e Alibaba hanno risposto all'appello del neo presidente, la prima promettendo 100mila posti di lavoro, la seconda 25mila e la terza portando in dote addirittura un milione di posti di lavoro con un occhio in particolare alle piccole e medie imprese del MidWest. Non solo. OneWeb, start up che si propone di portare collegamenti web grazie ai satelliti, ha annunciato la creazione di altri 3mila posti. Ma il colpo più grosso di Trump è giapponese: Softbank ha promesso investimenti per 50 miliardi e 50mila nuovi posti di lavoro.
Anche l'industria tradizionale ha pagato pegno. WalMart, dopo i tagli degli ultimi mesi, ha fatto sapere di voler creare 10mila nuovi posti con una previsione di investimenti pari, per il prossimo esercizio, a 6,8 miliardi. Il colosso della distribuzione prevede per di più che l'apertura dei negozi porti ulteriori 24mila posti nell'ambito delle costruzioni.
Lockeed Martin ha invece promesso 1800 nuovi posti di lavoro presso gli stabilimenti Texani dove sono costruiti gli F-35. Bayer, infine, ha assicurato 8 miliardi di investimenti e 3mila nuovi posti di lavoro sempre che riesca a completare con successo l'acquisizione dell'americana Monsanto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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