Il doppio forno degli italiani e gli "opportunismi paralleli" di Salvini

Il popolo alle amministrative è "concretista": vuole "risposte" come Salvini è l’uomo delle convergenze opposte e parallele. Il suo un partito nazionale grazie alla razzia fatta nella coalizione del Sud

Il doppio forno degli italiani e gli "opportunismi paralleli" di Salvini

Ieri le avrebbero chiamate convergenze oggi sarebbe meglio parlare di opportunismi paralleli. Se nella prima repubblica l’ipotesi di accordo tra democristiani e comunisti svanì ad opera dei servizi deviati, delle brigate rosse e per il clima economico-politico dando unicamente vita, nelle pubbliche amministrazioni, alle cosiddette giunte anomale Dc-Pci oggi, l’operazione delle convergenze parallele, è perfettamente attuata grazie agli opposti opportunismi: nazionali, barra, locali.

Alternativi sino al 4 marzo 2018, alleati tre mesi dopo, uniti dal 1994 in rotta dalle scorse elezioni politiche. Questa la storia della Lega nel nostro Paese. Ferocemente nemica del movimento grillino ma poi pronta, per il famoso BENE DEL PAESE, a convergere parallelamente agli opportunismi governativi, a “sinistra”, proprio con i Cinque Stelle.

Sempre leale e coalizzata con il centrodestra ma da marzo solo propensa per le giunte locali dove già governa alcune regioni, i comuni del nord ed in quelli che verranno nel mezzogiorno. Ecco perché si passa dalle convergenze agli opportunismi paralleli, “a destra”, che ancora danno vigore al Salvini mangianeri. Il vicepresidente del Consiglio, erede dell’epopea bossiama, sa di non poter recidere definitivamente il collegamento con Silvio Berlusconi per più motivi.

Il primo non rischiare di dimezzare il proprio consenso come avviene per i Five Stars in tantissime realtà, dove però esplodono in positivo nel voto politico, ed il secondo perché nel Sud ha attinto dai partiti della coalizione di centrodestra per partire da una base di dirigenti certi e con un certo consenso. Salvini sa bene che in Italia, e specialmente nel Mezzogiorno, la pancia degli italiani li induce ad essere “rivoluzionari” al voto per le politiche e “concretisti” in occasione delle tornate elettorali dove il contatto diretto determina domanda ed offerta.

Quindi “antisistema” per il Parlamento (grazie agli errori e le delusioni scaturiti dai governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni ) e propensi alla “concrete knowledge” (conoscenza concreta) per le elezioni territoriali. Insomma un doppio forno politico anche da parte dell’elettorato attivo che è parallelo alla visione delle “convergenze/opportunismi paralleli”. Salvini tocca la pancia territoriale degli italiani con temi nazional popolari (sicurezza, tasse, lavoro) e dà loro riferimenti locali di amministratori di lungo/medio corso provenienti dai partiti della sua coalizione di origine poco propensi, per formazione, ad allearsi con i cinque stelle e quindi impossibilitato a divorziare con il centrodestra.

Si fida, credendolo anche in calo di popolarità, del telecomando di Berlusconi e non si affida a quello del comico genovese. Governa l’Italia con i grillini e regioni, ed amministrazioni locali, con quelli del Cavaliere. Ora attende “La prova del cuoco” delle Europee. Se i risultati dovessero confermare i dati dei sondaggisti, accentuerà la sua tradizionale alleanza.

Saprebbe bene, in caso di elezioni anticipate, di esser il Premier di una coalizione del 47% contro il 27 dei cinque stelle ed il 16 dei democratici che, se presi da un raptus d’amore, avrebbero complessivamente solo il 43% dei consensi con un accordo “democratico/genovese”. Questa è la politica del Salvini calcolatore e nuovo comunicatore: per ora non sbaglia una virgola, almeno a parole, dalle terrazze sui social, dalle piazze nei comizi e nei talk show in tv. Uno e trino...

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