In Egitto c'è chi resiste: «Lunga vita alla satira»

In Egitto c'è chi resiste: «Lunga vita alla satira»

Governi e stampa araba in queste ore hanno condannato l'attacco a Charlie Hebdo . Se in Europa però la maggior parte delle testate ha pubblicato le vignette satiriche sul Profeta dell'Islam dei disegnatori francesi, i fatti di sangue di Parigi non hanno fatto crollare un tabù radicato e profondo nel mondo musulmano. Ci sono però eccezioni, giudicate sui social-network coraggiose. Il sito del quotidiano Al Masri Al Youm , per esempio, un giornale nato nella stagione delle aperture della stampa egiziana nel 2004, poche ore dopo l'assalto riproponeva senza pixel alcuni dei disegni più controversi, accanto agli schizzi di due suoi vignettisti, Makhlouf e Anwar. Sul suo profilo Facebook, Makhlouf ha postato una vignetta in cui compare lui stesso, una matita alla mano a bloccare la linea di tiro del kalashnikov di un uomo incappucciato. Sul giornale, Anwar firma una vignetta in cui un disegnatore biondo, francese, traccia allegro un sorriso con un pennello sul passamontagna di un miliziano armato. «Lunga vita alla satira», è scritto in arabo. La decisione di Al Masri Al Youm non è scontata in un Paese attraversato dalle tensioni tra islamisti e militari. Non è però la prima volta che accade qualcosa di simile in Egitto. Il 17 ottobre del 2005, in pieno Ramadan, dopo l'uscita sul danese Jyllands-Posten delle vignette che fecero scoppiare violenze nel mondo musulmano, il quotidiano Al Fagr pubblicò quei disegni e nessuno scese in strada e manifestare. Le proteste iniziarono a fine gennaio 2006.

La stampa mediorientale ha riportato prese di posizioni unanimi dei governi. La Lega araba ha condannato «con forza questo atto terroristico», Al Azhar , la più importante istituzione sunnita, ha sottolineato come «l'Islam denunci tute le violenze». Per l'Arabia Saudita si è trattato di «un atto vigliacco che non ha nulla a che vedere con l'Islam». Per molti giornali arabi si è tratto di «un attacco alla libertà d'espressione», ha scritto il libanese anNahar , mentre il saudita Al Sharq El Awsat , edito a Londra, denuncia «l'estremismo della nostra comunità musulmana». In Turchia, invece, il giornale pro-governativo Sabah ha pubblicato una vignetta in cui un disegnatore scrive con il suo sangue: «Era uno scherzo», Hurriyet parla di «mondo sotto choc», mentre il giornale conservatore vicino agli islamisti, Yeni Akit, si ferma prima della condanna e parla di riposta «prevedibile» agli «insulti».

Turkiye ha titolato online «Attacco contro la rivista che ha insultato il Profeta» e ha suscitato così proteste in rete, vendendo accusato di voler «giustificare un attacco terroristico». Il titolo è stato poi modificato.

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