«Tutto quanto fa spettacolo» deve aver pensato il pubblico dell'ultima Biennale Musica di Venezia quando si è trovato davanti una donna sul palco che cantava con voce maschile. Esigenze di scena, qualcuno si sarà detto al festival. Poi la scoperta fuori dai camerini. La signora in questione era proprio una signora, ma col vocione, profondo, sicuramente maschile. La voce della prima voce lirica transgender italiana (prima e unica a quanto pare). Già, proprio così.
Questa è la storia del baritono Emily De Salve, 39 anni, professione cantante d'opera. Una vita portata avanti con forza, dignità e un grido di battaglia: «Nella vita ci si può occupare d'altro». Come a dire che «non è giusto che una transgender debba fare per forza atti di meretricio per vivere. Io mi sono impegnata tanto per avere un'esistenza normale. E ci sono riuscita. Ora mi aspetto che si fidino di me, del mio talento artistico». Nel 2014 si è diplomata con lode al Conservatorio «Tito Schipa» di Lecce («il mio maestro è stato Maurizio Picconi» dichiara fiera), pochi mesi dopo il debutto. Da allora è sempre pronta a nuovi ingaggi. «Ogni giorno lavoro moltissimo sulla voce e la tecnica, quando non sono impegnata come insegnante a casa per giovani allievi che preparo per il Conservatorio». Ma avere chiamate nel mondo dello spettacolo d'opera non è facile, in generale vivere di musica. Lei però non ha mai mollato: «Ho mandato centinaia di e-mail ad agenti ed enti musicali sia in Italia sia all'estero. Faccio fatica ad arrivare a fine mese, in passato ho fatto i più svariati lavori». Dopo aver vissuto a lungo a Lecce, ha deciso di tornare a stare nel suo paese natale, Tuglie, «dove non ho problemi e dove tante persone mi vogliono bene».
Certo, all'inizio non deve essere stato facile neppure a casa, i pesanti anni del cosiddetto coming out, gli anni in cui ha fatto capire al mondo, raccontato il suo orientamento, poi ancora il periodo del cambiamento. Il sostegno non è mancato. «Con mia madre e mia sorella ho un rapporto bellissimo - spiega - con il tempo hanno compreso pure gli altri». Foto di gioventù. Eccola arrivare al Conservatorio per l'esame di ammissione, dove ha cantato Ombra mai fu di Haendel: accettata. Così brava che ha fatto il corso di cinque anni in soli quattro. Dopo il diploma i tentativi di farsi conoscere. Biennale veneziana a parte - arrivata subito - dove è stata «presa per le sue doti artistiche», di lei si sono interessati alcuni programmi televisivi, «speravo di essere notata di più». Invece la curiosità di un momento e a volte l'impressione di essere «trattata come un fenomeno da baraccone, che certamente non sono», afferma. Basta sentirla, lei che ama molto Verdi (ha anche interpretato ruoli comprimari delle opere Rigoletto e Nabucco), che si definisce «una voce donizettiana»; adesso spera di essere chiamata a un festival per il quale ha già partecipato alle selezioni. «Mi sembra di aver fatto bella impressione», dice con umiltà.
Ma di cantanti transgender ce ne sono altri in Italia? «Al momento non mi risulta - conclude - All'estero sì».
Per dirne una Emily racconta di Lucia Lucas, baritono, che vive in Germania: «Mi ha scritto per ringraziarmi, perché attraverso la mia storia, mi ha spiegato, ha trovato il coraggio di fare coming out. Era uomo, sposato, e aveva una carriera già avviata come baritono. Poi la sua vita è completamente cambiata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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