Non siamo ancora pronti a una Fase 2. Questo l'ammonimento arrivato dal Comitato Tecnico Scientifico al governo durante la riunione in videoconferenza con il premier Giuseppe Conte per fare il punto sull'emergenza coronavirus in vista della scadenza delle misure di contenimento il 13 aprile e della possibile riapertura prima di tutto di imprese, fabbriche e attività commerciali. Un confronto interlocutorio dal quale però è emerso con chiarezza che sarebbe prematuro allentare il blocco che presumibilmente verrà prolungato almeno fino a dopo il 1° maggio. Anche una riapertura graduale richiede che si metta prima in piedi una rete di sorveglianza e monitoraggio della popolazione.
Certo la pressione da parte del mondo del lavoro cresce ogni giorno che passa e la decisione rispetto a quanto prolungare le misure di contenimento spetterà comunque alla politica che però in questo momento sembra decisa ad ascoltare la scienza. La riflessione del premier Conte è che si deve evitare assolutamente che l'epidemia rialzi la testa. «Se sbagliamo i tempi della Fase 2 - dice il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio- Poi torniamo al lockdown». Il mondo produttivo soffre e dovrà essere il primo a ripartire, ma si deve evitare che nelle regioni del CentroSud esploda l'epidemia con la stessa violenza del Nord. Ed è ancora troppo presto per ritenere quelle Regioni fuori pericolo: ancora almeno un paio di settimane per essere sicuri di far emergere tutti i casi di contagio precedenti al lock down. Troppi i potenziali positivi in circolazione che potrebbero aver infettato persone che potrebbero aggravarsi nei prossimi giorni.
La necessità di proseguire con la serrata e l'ipotesi di un'apertura molto graduale è stata ribadita dai commissari Angelo Borrelli e Domenico Arcuri, dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro e dal numero uno del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli.
Al ministro della Salute, Roberto Speranza il compito di ricordare i cinque step necessari da compiere per arrivare alla fase due pronti. Tutti dovranno indossare i dispositivi di protezione individuale e rispettare il distanziamento sociale al ritorno al lavoro. Senza la certezza di un trattamento valido, una terapia efficace contro il Covid 19 e soprattutto senza un vaccino non sarà possibile evitare i dispositivi di protezione. Necessario potenziare le reti sanitarie locali l'assistenza domiciliare per i positivi. Tenere in piedi gli ospedali Covid dedicati. E poi per essere pronti a ripartire presto come chiedono le imprese alle quali Conte vuole dare presto una risposta, occorrerà mappare i positivi con l'esecuzione dei tamponi e implementare il sistema veloce di tracciamento dei positivi e dei loro contatti con le App.
Dopo giorni di rallentamento finalmente la curva dei contagi sembra indicare una discesa che però dovrà essere confermata dai dati dei prossimi giorni. L'infettivologo dell'Iss, Gianni Rezza è stato chiarissimo su questo punto: occorre un trend di discesa confermato nel tempo non basta un giorno. Certo se i dati continuassero a migliorare l'ipotesi è quella di una prima parziale riapertura per alcune filiere produttive già subito dopo Pasquetta, a metà aprile, con l'obbligo di rispettare le distanze e di indossare guanti e mascherine in settori come quello edilizio.
Per gli spostamenti e le famiglie, invece, si parla dei primi giorni di maggio, dal 4 in poi. Anche il tempo libero comunque sarà segnato dall'obbligo di mascherine e gli spostamenti resteranno limitati all'interno del proprio comune.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.