Berlino - Quest'anno tocca a Francoforte. In un Paese fiero del suo assetto federale, per non scontentare nessuno i festeggiamenti si fanno a rotazione: oggi la cancelliera Angela Merkel e il presidente Joachim Gauck celebrano dunque il 25esimo anniversario della riunificazione della Germania dalla città su Meno. Il 3 ottobre del 1990 resta una data di grande importanza per tutta la storia europea e per quella tedesca: la sparizione della Ddr, sostanzialmente annessa dall'ovest, cristallizza i cambiamenti epocali dei mesi precedenti: il crollo dell'Urss, della cortina e del muro di Berlino. Nei cuori dei tedeschi – e forse di tutti i cittadini europei – la riapertura della Porta di Brandeburgo ha avuto un impatto emotivo più forte, ma la riconquista della libertà è stata il primo importante passo verso la riunificazione. Un processo avvenuto sotto la guida dell'ex cancelliere Helmut Kohl e con l'attenta supervisione degli alleati, su tutti il presidente francese François Mitterrand.
La Germania riunificata faceva paura a tutti coloro che avevano vissuto la Seconda guerra mondiale in prima persona. Allora però l'Europa dette prova di maturità dando il suo benestare politico. Un benestare seguito a breve da importanti aiuti economici: se Bonn si caricò sulle spalle il ferrovecchio socialista della Ddr, cambiando 1 a 1 i marchi dell'Est con quelli dell'Ovest, la Comunità europea seppe infrangere le proprie regole per accogliere i cinque nuovi Länder a gran velocità. L'allora presidente della Commissione europea, Jacques Delors, parlò di «un caso specifico» e già il 23 novembre del 1989 l'Europarlamento proponeva «aiuti finanziari» per la ristrutturazione della macchina produttiva tedesco-orientale. I fondi strutturali concentrarono subito la loro potenza finanziaria sull'ex Ddr e nel febbraio 1991 la Cee adottò un finanziamento straordinario da tre miliardi di ecu fino al 1993. I tedeschi ci hanno messo da parte loro molta buona volontà e hanno saputo risollevare un cadavere. Nel giro di 15 anni hanno superato le maggiori difficoltà finanziarie derivanti dall'accollo della Germania democratica e sono diventati i primi della classe al punto di reclamare proprio per Francoforte la sede della Banca centrale europea.
Un lavoro encomiabile, macchiato secondo tanti, però, da una certa smemoratezza. Se le regole sono state infrante dopo il 1989 per accogliere l'ex Germania Est, perché non permettere all'Ue di risolvere con più elasticità – e magari pure con l'emissione di eurobond – la crisi della Grecia? Perché imporre l'austerità a Paesi come Spagna, Francia o Italia, già colpiti della recessione? Domande da girare ad Angela Merkel che alla riunificazione del suo Paese deve tutto: nata ad Amburgo ma trasferitasi all'Est con la famiglia in tenera età, Merkel è una Ossi che ha scalato la Cdu, conquistando il potere nove anni fa. Anche il presidente Gauck, già pastore evangelico e dissidente, è un ex cittadino della Ddr. Contraddizioni della storia: meno di un anno fa la Linke, il partito social-comunista erede diretto del regime al potere in Germania est, ha vinto le elezioni nell'orientale Turingia, fra lo sconcerto di molti, presidente federale incluso. A guidare il governo di Erfurt è stato però chiamato Bodo Ramelow, uomo della Linke nato e cresciuto all'ovest, trasferitosi all'Est nel 1990. Un viaggio al contrario, il suo. Se c'è un fenomeno che ha colpito le regioni dell'ex Germania democratica è una forte emigrazione verso il più ricco ovest: fra il 1991 e il 2013, ha reso noto l'Istat tedesco, l'ex Germania est è passata da 14,5 a 12,5 milioni di abitanti, con un rallentamento della fuga verso occidente solo in tempi recentissimi. A scappare sono stati i giovani: tant'è che se nel 1991 meno della metà degli Ossis aveva 40 anni, oggi gli over 40 sono quasi i due terzi della popolazione.
E sebbene l'Est abbia ampiamente recuperato rispetto ai tempi della riunificazione, ancora oggi il Pil pro capite è del 30% inferiore che all'Ovest mentre il tasso di disoccupazione si aggira attorno al 12%, oltre il doppio che all'Ovest. Non è un caso che i movimenti di protesta anti-immigrati e anti-Europa – e financo il partita neonazista Npd – abbiano più fortuna a Lipsia e Dresda che non nella ricca Francoforte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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