"Giusto tagliare i finanziamenti all'Oms. Più utile sostenere i nostri medici"

Il famoso chirurgo plastico appoggia la "provocazione" del senatore leghista Borghi: "La pandemia dimostra che l'organizzazione ha fallito"

"Giusto tagliare i finanziamenti all'Oms. Più utile sostenere i nostri medici"
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Roy De Vita, primario di chirurgia plastica e ricostruttiva all'Istituto nazionale dei tumori di Roma Regina Elena, entra nella discussione sul ruolo dell'Oms portando il contributo di un addetto ai lavori esperto e di chiara fama.

La Lega vuole dirottare il finanziamento all'Oms (100 milioni di euro) su investimenti più utili come aiutare i nostri ospedali e chi ci lavora. Solo una provocazione?

«Inizialmente l'ho interpretata come una forte provocazione. Leggendo meglio i dati che hanno portato il senatore Borghi a fare quella proposta mi sono accorto che si trattava sì di una proposta provocatoria ma assolutamente concreta».

Una proposta che si può leggere anche come un «divorzio» dall'Oms.

«Da medico le dico che l'Oms per me è sempre stato un riferimento assoluto. Con la pandemia, però, questa istituzione ha perso la sua autorità. Se le elencassi le decisioni sbagliate prese da Ghebreyesus (direttore generale dell'Oms, ndr) perderemmo tutta la giornata».

Quindi torniamo alle spese di bilancio dell'Oms che il senatore leghista ha pubblicato a sostegno della sua tesi. Soldi impiegati più per le spese di rappresentanza che per la ricerca.

«Questo si sa. Anche quando diamo soldi all'Unicef sappiamo che gran parte servono per sostenere la macchina amministrativa e solo una parte è destinata effettivamente agli aiuti. Quando però le cifre, come quelle pubblicate da Borghi, mostrano un tale disparità ti viene il mal di pancia».

Una bocciatura senza riserve dell'Oms, quindi.

«Al termine della riunione straordinaria a Ginevra dell'Oms il 22 gennaio del 2020 Ghebreyesus soffocò sul nascere ogni allarmismo. E il giorno dopo una città di 11 milioni di abitanti come Wuhan è finita isolata. Ancor oggi mi chiedo com'è possibile che non si sapesse nulla. E allora che cosa ci sta a fare l'Oms?»

È acceso il dibattito anche sul nuovo patto pandemico.

«È un piano che dà troppi poteri all'Oms rispetto alle sovranità nazionale. E visto il diffuso malcontento su questa cosa i vertici dell'organizzazione hanno lasciato la norma che impone i 2/3 per approvare il trattato ma solo la maggioranza semplice per il regolamento. È un'azione tutt'altro che pulita e lede l'immagine dell'Oms».

Di fronte ai rischi di contagi globali come ci si deve comportare?

«L'Oms dovrebbe dare soltanto degli indirizzi. Gli Stati sovrani poi decidono come comportarsi. Anche io, nella mia pratica clinica, agisco prima di tutto secondo scienza e coscienza. Nessuno può impormi un pratica. Qui è in gioco la libertà e la democrazia».

Parlando di libertà vengono in mente i lockdown, i greenpass...

«Non va bene che sia un'organizzazione come questa a imporci limitazioni di libertà. Un'organizzazione, peraltro, il cui secondo finanziatore è un privato e cioè la fondazione di Bill Gates».

Affrontare una pandemia senza una regia «mondiale» è rischioso?

«Quattro anni fa l'avrei pensato.

In questi anni abbiamo visto però tante cose assurde e contraddittorie uscire dall'Oms come la definizione di immunità di gregge e l'uso spericolato di vaccini non sufficientemente sperimentati. In simili circostanze meglio far da sé».

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