Il Governo avvia indagine su sicurezza strade, ponti e viadotti ma "sbaglia" i criteri

Dopo il crollo del ponte di Genova avviato censimento sui rischi infrastrutture ma il Ministero interroga Enti ed Istituzioni in modo approssimato. Tutto da rifare per la nostra sicurezza

Il Governo avvia indagine su sicurezza strade, ponti e viadotti ma "sbaglia" i criteri

Il 17 agosto il governo si inventa un censimento sulla sicurezza delle infrastrutture in Italia ma sbaglia nell’impostare le linee guida per la compilazione degli elenchi. Tempo a disposizione di Regioni, Province, Comuni, Società Autostradali ed Anas solo 15 giorni ma è il periodo di ferragosto e buona parte degli uffici sono chiusi. Tutto da rifare anche per l’assenza di linee guida per la compilazione degli elenchi.

Lo denuncia il numero di Quattroruote in edicola domani. Un’indagine sulla sicurezza delle strade comunali, provinciali, regionali e nazionali non tralasciando ponti e viadotti ma senza un criterio grazie alla richiesta generica avanzata dal Governo. Le risposte? Di tutto di più. Chi ha elencato tutte la rete stradale, i ponti ed i viadotti di propria competenza; chi è riuscito a fare una segnalazione delle opere già in procinto di progetti per la straordinaria manutenzione e chi non ha potuto neanche prenderne atto per la chiusura dei propri uffici essendo trascorsi solo due giorni da ferragosto e non avendo il tempo necessario per stilare un elenco successivamente.

Tre giorni dopo il crollo del Ponte Morandi, se è apprezzabile la solerzia di indagine, è impossibile pretendere di ricevere dati certi se concesse solo due settimane e senza un’accurata richiesta di criteri attraverso i quali gli Enti, le Istituzioni e le Società possano relazionare senza dover sommariamente fare un elenco di quanto già a conoscenza. Risultato? Dati disomogenei, con una mole di informazioni di centinaia di migliaia di manufatti per un ammontare di risorse che necessiterebbero, secondo una previsione dell’Ance (l’associazione dei costruttori edili), di almeno 27 miliardi di euro.

In poche parole: se da una parte le società autostradali possono ipotizzare introiti scaturiti dalle concessioni, dall’altra Regioni-Province e Comuni pur incassando dagli automobilisti quasi 12 miliardi, subendo continui tagli, sono però costretti all’uso di queste risorse per garantire altri servizi di base: dall’edilizia scolastica alla sanità. Unica certezza la necessità di riprogrammare, con tempi e criteri giusti, un nuovo censimento per la sicurezza di automobilisti e cittadini.

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