I jihadisti di casa nostra: 87 foreign fighters italiani

I jihadisti di casa nostra:  87 foreign fighters italiani

Maria Giulia Sergio convertita all'Islam del Califfo in Siria assieme al marito albanese. Gli 87 foreign fighters partiti dall'Italia per arruolarsi nei ranghi dello Stato islamico. I focolai dell'integralismo legato alla guerra santa annidati in Lombardia, Toscana, nel Nord-Est e in Trentino-Alto Adige. Tutte potenziali minacce del terrore, che potrebbero colpire l'Italia come è avvenuto a Parigi.La napoletana Sergio, prima Lady jihad italiana, aveva giurato vendetta dalla scorsa estate quando la sua famiglia di origine, che stava per trasferirsi in Siria, è finita dietro le sbarre. Il 6 ottobre, la madre, Assunta Bonfiglio, è deceduta, nel suo primo giorno agli arresti domiciliari, dopo un intervento chirurgico. Lady Jihad ha troncato le comunicazioni con l'Italia, ma non è escluso che stia spingendo per vendicarsi. Il marito, Aldo Kobuzi, albanese, è oramai un veterano dello Stato islamico. E fa parte della khatiba albanese-balcanica, una delle più feroci sotto gli stendardi delle bandiere nere. Tutti mujaheddin che non avrebbero problemi a rientrare clandestinamente in Europa lungo la rotta balcanica. Dall'inizio dell'anno i servizi hanno già segnalato sei jihadisti di ritorno dai campi di battaglia in Siria, collegati al nostro paese, che hanno seguito lo stesso tragitto della migrazione attraverso i Balcani.L'intelligence ha individuato 87 volontari della guerra santa partiti dall'Italia. Sei hanno la cittadinanza, altrettanti il doppio passaporto e una dozzina sarebbero morti in combattimento. Gli altri, in gran parte di origine nordafricana, sono figli di immigrati partiti per combattere dal territorio nazionale. In questo nucleo jihadista si annidano gli elementi più pericolosi, che potrebbero colpirci con la stessa determinazione e addestramento dei carnefici di Parigi.Tre giorni fa i carabinieri del Ros hanno arrestato sette persone legate alla rete di mullah Krekar, un noto teologo della guerra santa rifugiato in Scandinavia. Uno dei fermati, a Merano, è Eldin Hodza, che sarebbe partito per la Siria fra il 2013 e 2014. Il 27enne kosovaro era già stato segnalato dai nostri servizi, come pupillo dell'imam Sead Bajraktar, che vive in provincia di Siena dove ha fondato un centro islamico a Monteroni d'Arbia. Secondo l'intelligence torna spesso in Kosovo «per rilanciare il proprio impegno ideologico militante e partecipare ad attività addestrative di tipo militare».La Toscana è una delle regioni a rischio, dove negli ultimi anni si sono incistate cellule integraliste. I potenziali terroristi preferiscono zone defilate piuttosto che grandi città dove i controlli sui centri islamici sono più stretti. Non a caso l'ultima retata del Ros ha riguardato anche paesotti come Gradisca d'Isonzo, in Friuli-Venezia Giulia. Il Nord Est e il Tentino-Alto Adige sono diventati focalai della cosiddetta spirale balcanica composta da bosniaci, albanesi, kosovari pronti alla guerra santa. Venezia è una città nel mirino per il suo alto valore simbolico e l'afflusso di turisti. «A Lecco, Bergamo, Cremona, Pordenone, San Donà di Piave e Schio sono stati arrestati o espulsi personaggi legati al mondo jihadista», spiega Giovanni Giacalone analista del fenomeno integralista. Anche Andria, in provincia di Bari è finita sotto la lente per il centro islamico Ennour. L'allarme rosso è scattato a Firenze, città del premier Matteo Renzi. Mercoledì misura di sicurezza straordinarie per la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.Roma, in vista del Giubileo che inizierà l'8 dicembre, è pure ad alto rischio. Nella capitale potrebbero annidarsi cellule provenienti dal Nord Africa. E sono stati segnalati «scontri» nel quartiere Centocelle fra islamici pro e contro lo Stato islamico. Da Sirte, «capitale» del Califfato in Libia, hanno più volte minacciato la città eterna «simbolo dei crociati». La rivista Daqib dello Stato islamico aveva messo in copertina un fotomontaggio con la bandiera nera che sventola a San Pietro. Almeno due casi di presunti terroristi con immagini di combattimenti e decapitazioni sono stati segnalati in arrivo dalla Libia sui barconi.L'ultima faccia della minaccia in casa nostra sono i lupi solitari. Nella notte dell'attacco a Parigi un marocchino 40enne, Soufiane Kachani, è stato espulso da Prato. Inneggiava allo Stato islamico e agli attentati in Francia.

Per i carabinieri minacciava di emulare gli atti terroristici, dicendo che «suo figlio più grande era pronto a compiere gesti simili nelle scuole e sosteneva di essere in attesa della chiamata alla guerra santa dal Califfo».

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