Per i laureati il lavoro si allontana

Dati Eurostat: solo il 52,9 per cento ha un impiego tre anni dopo la fine degli studi. La media Ue è dell'80,5

Simonetta CaminitiUno su due ce la fa. L'altro? Una laurea in tasca e un'incognita a tempo indeterminato. I dati di Eurostat parlano chiaro: in Italia, solo il 52,9 per cento dei laureati riesce a trovare un lavoro entro tre anni dalla laurea. Una statistica in cui, nel quadro europeo, siamo più fortunati solo della Grecia.La media dell'Unione Europea nel 2014, infatti, arrivava all'80,5. Peggio ancora per i diplomati, il cui 30,5 ha un lavoro dopo tre anni. 40,2 di impiegati dopo tre anni, invece, da un diploma professionale. Ma, se si estendono le indagini al raggio di tutto il pianeta, il dato singolare sembra essere un altro: nel 1972 come twitta The Economist un laureato guadagnava circa il 22 per cento in più di un non laureato; oggi, invece, una laurea consente di percepire stipendi del 70 per cento maggiori di quelli dei semplici diplomati. Le finanze del mondo sembrano dipendere sempre più da esperienze e abilità qualificate; ma, se è vero che i tanto vituperati studi universitari ripagano, i loro benefici possono essere iniqui: non a tutti i laureati, insomma, com'è naturale, spetterà lo stesso percorso lastricato di successI e guadagni. Anzi. Un nuovo rapporto di PayScale, una società di ricerca, ha calcolato i rendimenti dell'istruzione nelle università Usa. Gli autori dell'indagine confrontano gli stipendi dei laureati con il costo attuale di una laurea, tenendo conto dei sussidi finanziari di cui gli studenti possono giovarsi. Ebbene, è la ribalta dei nerd: quegli studiosi di discipline squisitamente scientifiche o molto tecniche, quelli che a scuola, secchioni superdotati per la matematica, risolvevano problemi ed equazioni come se stessero giocando. Quelli che oggi sono maghi del computer (e una laurea che attesti competenza e talento sul campo) o hanno una laurea in ingegneria. Questa frangia di laureati incassa, in 20 anni dalla laurea, dodici volte di più di quanto speso per istruirsi. E i laureati provenienti da scuole poco selettive hanno sperimentato solo un piccolo calo dei loro rendimenti medi. Anche la laurea in Economia e commercio offre, nel mondo, uno stabile rendimento del 8,7 per cento rispetto a quanto investito. Peccato, dunque, che gli studiosi di discipline artistiche hanno una cultura generale più raffinata e della quale certamente tutti potremmo giovarci, ma numeri bassini in fatto di investimento universitario e successiva carriera. Nel complesso, il messaggio che passa è il seguente: forse, impiegherai un po' di tempo in più a ottenere un lavoro stabile e attinente ai tuoi studi, ma con la laurea giusta hai ancora speranza di guadagnare il 70 per cento in più che se non avessi frequentato l'università.E torniamo in Italia. Il nostro Paese è in netto ritardo sia sull'occupazione dei diplomati (visto che, per i diplomi non professionali, l'occupazione è appena al 30 per cento a tre anni dal titolo contro il 59,8 medio Ue e il 67 della Germania) sia su quella dei laureati. Quanto all'educazione terziaria (dalla laurea breve al dottorato) l'Italia mantiene il suo penultimo posto in Europa, appunto, dopo la Grecia. I primi in classifica? I tedeschi, tra i quali il 93,1% dei laureati ha un lavoro più che dignitoso dopo tre anni dalla laurea. La crisi economica ha messo in ginocchio le percentuali di occupazione del nostro Paese; altro fattore penalizzante in Italia, la stretta sull'accesso alla pensione che ha tenuto al lavoro la fascia di età più anziana.

Tra il 2008 e il 2014 la media di giovani occupati a tre anni dal titolo in Europa è scesa di ben otto punti, dall'82 al 76: in Italia è crollata di oltre venti punti, dal 65,2 al 45. Nello stesso periodo la Germania ha fatto boom mentre la Francia è passata dall'83,1 al 75,2. Stabile il Regno Unito, dove 83 laureati su 100 lavorano dopo tre anni dalla festa di laurea.

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