A campionato di calcio di serie A ormai praticamente finito, l'Antitrust parte all'attacco dell'accordo che oltre un anno fa divise tra Sky e Mediaset Premium la trasmissione in diretta delle partite della massima serie. La Guardia di finanza bussa ieri mattina alle porte dei due colossi televisivi, della Lega Calcio e di Infront, la società ( branch italiana di una multinazionale con sede in Svizzera partecipata dai cinesi) che gestì l'asta miliardaria per i diritti. L'ipotesi dell'Antitrust è che ci siano stati «accordi spartitori fra Sky e Mediaset», ovvero che i gruppi di Murdoch e Berlusconi abbiano dato vita a un «cartello» che, in violazione delle leggi della libera concorrenza, si impadronisse dell'affare a tavolino. Anche se arriva con la stagione ormai finita, l'irruzione dell'Antitrust non è priva di effetti potenzialmente tellurici: perché l'asta abbraccia non solo il campionato 2014/2015 ma anche i due campionati successivi. E se si andasse ad un azzeramento dell'accordo sarebbe ribaltato l'intero, precario equilibrio raggiunto finora tra Sky e Mediaset sul fronte della pay tv sportiva. Sullo sfondo c'è il tema dei diritti per la prossima Champions, conquistati da Mediaset in esclusiva. Ma tra gli addetti ai lavori c'è anche chi segnala come l'ispezione dell'Antitrust arrivi a pochi giorni da un'altra asta vinta (a sorpresa) dal Biscione per diritti della Lega Calcio di A, il cosiddetto «pacchetto C» per le immagini dagli spogliatoi. Un contenuto marginale ma che ha messo oggettivamente Sky un altro passo indietro al rivale.
Fu uno scontro furibondo, quello che nel giugno 2014 si consumò intorno ai pacchetti di diritti in cui la Lega aveva spezzettato la trasmissione in pay tv del campionato. Nel chiuso delle buste, Sky fece una superofferta per conquistare anche il pacchetto per il digitale terrestre, senza possedere una rete di trasmissione; Mediaset fece lo stesso con il pacchetto via satellite, che non era in grado di realizzare. Sgambetti, tatticismi, azioni di intelligence, minaccia di passare alle vie legali: si vide di tutto. Alla fine, davanti allo stallo della situazione, l'accordo: che dava sia a Sky (per il satellite) sia a Mediaset Premium (per il digitale) i diritti delle 8 squadre più appetibili della serie A; e Mediaset «girava» a Sky il cosiddetto «pacchetto D», le 248 partite di seconda fascia.
In che modo questo abbia alterato le regole della concorrenza, è il tema dell'istruttoria. Negli ambienti dell'Antitrust si fa presente che l'unica potenziale «vittima» dell'accordo tra Sky eMediaset potrebbe essere stata la Lega Calcio, che avrebbe incassato alla fine 150 milioni di euro in meno. A dare il via all'istruttoria non ci sarebbero stati esposti delle tv sconfitte (Eurosport e Fox) ma principalmente articoli di stampa, in particolare le dichiarazioni del 15 febbraio scorso con cui il presidente della Lazio Claudio Lotito rivendicava di avere avuto un ruolo cruciale nell'accordo.
Negli ambienti toccati dall'indagine si fa presente che tutte le ipotesi di accordo erano state sottoposte preventivamente sia all'Antitrust (che non conferma) sia al Garante per le comunicazioni, senza ricevere obiezioni; e che l'inaccettabilità delle «doppie offerte» di Sky e Mediaset era stata sancita da un parere indipendente pro veritate. Da parte sua Mediaset in un comunicato si dice «convinta che l'assegnazione dei diritti tv sia perfettamente regolare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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