Silvio vuole ricompattare ​le 4 anime di Forza Italia

Archiviata la Cassazione, è probabile che il dossier più pressante sulla scrivania di Berlusconi sia quello che riguarda Forza Italia

Silvio vuole ricompattare ​le 4 anime di Forza Italia

Archiviata la Cassazione, è probabile che il dossier più pressante sulla scrivania di Silvio Berlusconi sia quello che riguarda Forza Italia. Non tanto il tema della linea politica o quello delle alleanze - che pure è decisivo in vista delle Regionali di maggio (in Campania in particolare) - quanto quello degli equilibri interni, sempre più difficili da gestire dopo il voto sulle riforme di martedì scorso. Per l'ex premier, infatti, poter contare su un partito che non sia sfilacciato se non in correnti comunque in fazioni non è certo un dettaglio, non solo in prospettiva elettorale ma pure per potere far valere il proprio peso specifico al tavolo di qualsivoglia trattativa.

È per questa ragione che ieri Berlusconi e Denis Verdini - presente anche Gianni Letta - si sono confrontati con una certa franchezza per quasi due ore. Il leader di Forza Italia, infatti, è intenzionato a serrare le fila al più presto, consapevole che gli attuali equilibri sono piuttosto precari se mentre il faccia a faccia è ancora in corso c'è chi come Simone Furlan - componente dell'Ufficio di presidenza azzurro - invita l'ex premier a «dare vita ad un'operazione di pulizia nel partito per mandare a casa i traditori». È il segno eloquente di un clima che fatica a raffreddarsi, soprattutto in considerazione del fatto che nelle conversazioni private i toni - dall'una e dall'altra parte - sono ben più coloriti. Di qui il proposito di Berlusconi di ricompattare rapidamente quelle che sembrano ormai essere quattro diverse anime. La prima è quella che fa capo al gruppo ristretto più vicino all'ex premier, il cosiddetto «cerchio magico»; la seconda è quella dei Ricostruttori lanciati da Raffaele Fitto; la terza è il gruppo di Verdini; la quarta quella dei cosiddetti «berlusconiani silenti», il corpaccione del partito che non mette assolutamente in discussione la leadership ma non lesina critiche verso la gestione del partito da parte dei vertici di piazza in Lucina. Circostanza questa che li accomuna sia ai fittiani sia ai verdiniani. I primi, però, sono contro il Nazareno mentre i secondi ne sono fieri sostenitori.

Un quadro, dunque, piuttosto variegato, nel quale forse sono proprio i cosiddetti «silenti» a far sì che il tutto si tenga ancora insieme. Almeno fino alle Regionali - che dovrebbero tenersi il 31 maggio - è probabile che la situazione resti congelata, quel che accadrà molto dipenderà anche dal voto in Campania e Veneto (e, per altri versi, in Puglia).

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