La Regionali palcoscenico per aspiranti leader post Cav

Le sette regioni al voto a fine maggio sono ormai diventate il palcoscenico dove stanno sgomitando gli aspiranti futuri leader del centrodestra

La Regionali palcoscenico per aspiranti leader post Cav

Al di là delle schermaglie territoriali e del braccio di ferro tra la visione per così dire «nazionale» dei partiti e l'approccio ovviamente più pragmatico dei potenziali consiglieri regionali, leggere la tornata elettorale di primavera in chiave prettamente locale sarebbe un errore. Così come sarebbe sbagliato considerarla una semplice istantanea del quadro nazionale esistente.

I movimenti di questi giorni, i tanti tira e molla che stanno affliggendo un centrodestra ormai in ebollizione e dove il «tutti contro tutti» è la regola, dimostrano infatti quanto il voto del 31 maggio costituisca una sorta di cantiere per il domani. Tutto quello che accade è fatto soprattutto in chiave futura, con l'obiettivo neanche troppo velato di ritagliarsi un ruolo quando – questa è la speranza di molti – Silvio Berlusconi deciderà magari di fare un passo indietro. Di qui il valzer degli aspiranti leader del centrodestra che, come vuole la buona regola della politica, non perdono occasione per darsi addosso. Con i guanti di velluto o magari così sotto traccia dall'essere la tensione quasi impercettibile, ma comunque senza risparmiarsi. Matteo Salvini, per dire, ce l'ha molto con Angelino Alfano, al punto dal considerare una discriminante per il futuro qualsiasi ipotesi di alleanza con Ncd. Giorgia Meloni, invece, se la prende con Salvini, soprattutto dopo che la Lega ha deciso di sostenere la candidatura di Adriana Poli Bortone in Puglia. E questo dopo che Fratelli d'Italia si era schierata con Francesco Schittuli e che il leader del Carroccio aveva promesso alla Meloni che avrebbe tenuto botta. Di qui la minaccia di Fdi di sfilarsi in Liguria, magari appoggiando Matteo Rosso così da ostacolare la già difficile corsa di Giovanni Toti. Minaccia destinata a cadere nel vuoto, visto che la spinta di chi sul territorio punta a un seggio in consiglio regionale suggerisce di sostenere Toti. Con buona pace dello «sfregio» pugliese, che ha però scatenato una Meloni insolitamente dura con Silvio Berlusconi. «A lui – attacca - non interessa più vincere, ma solo regolare i conti dentro Fi».

Superfluo dire di Raffaele Fitto che dopo un braccio di ferro di settimane è sul punto di dare il via a un'azione legale per inibire a Berlusconi l'uso del simbolo di Forza Italia.

Mentre in Veneto è Flavio Tosi a giocare una sua partita tutta in chiave futuro e già a braccetto con Italia Unica di Corrado Passera. Tutto, insomma, è in funzione del dopo. Con le sette regioni al voto a fine maggio che sono ormai diventate il palcoscenico dove stanno sgomitando gli aspiranti futuri leader del centrodestra.

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