A Milano 2016 si fa il centrodestra

Nel ragionare su quello che l'ex premier ha definito «percorso comune» tra Forza Italia e Lega è chiaro che Milano è lo scoglio principale

A Milano 2016 si fa il centrodestra

Di certo non sarà un faccia a faccia conclusivo. Non tanto perché sulla carta la legislatura finirà solo nel 2018, politicamente un'era geologica, quanto perché la storia insegna che i vertici stra-annunciati e a favore di telecamere servono più ad alzare cortine di fumo che a concludere veri accordi. Con ogni probabilità, dunque, non si affronterà nel dettaglio neanche la prospettiva di quel «contenitore più ampio» evocato da Silvio Berlusconi nell'intervista al Giornale , perché i tempi non sono ancora maturi e perché c'è chi dubita che l'Italicum resti così com'è. Lambiccarsi oggi su una lista comune destinata a essere presentata fra uno, due o anche tre anni non ha senso.

Più concreto, invece, pare il dibattito sulla prossima tornata amministrativa che vedrà al voto comuni importanti: Torino, Bologna, Napoli e, soprattutto, Milano. Che nella primavera 2016 - dunque fra circa dieci mesi - potrebbe diventare il laboratorio politico del centrodestra. E questo anche nel caso si votasse pure a Roma, perché è chiaro che sarebbero elezioni condizionate dall'inchiesta Mafia capitale e da tempi strettissimi. A Milano invece c'è quasi un anno per studiare le regole d'ingaggio, peraltro nella città dove storicamente convivono Forza Italia e Lega e nella Regione dove già amministrano insieme e per giunta con Ncd. La città sia di Berlusconi sia di Matteo Salvini.

E probabile, dunque, che sia questo il tema su cui si stanno concentrando da settimane i protagonisti del faccia a faccia di ieri, anche perché l'outing di Corrado Passera - che a inizio giugno è sceso ufficialmente in campo per Palazzo Marino - ha dato un'accelerazione alla vicenda. Nel ragionare su quello che l'ex premier ha definito «percorso comune» tra Forza Italia e Lega è chiaro che Milano è lo scoglio principale. Perché se il modello è quello di Venezia, allora si dovrà individuare il Luigi Brugnaro di turno, che vada oltre l'elettorato di centrodestra e aggreghi anche la società civile. Il che significherebbe chiudere la porte alle aspirazioni di Salvini, che però a quel punto concentrerebbe la sua partita sulla leadership nazionale. Circostanza, questa, che potrebbe non fare la gioia di Berlusconi.

Se invece il segretario della Lega corresse a Milano, il leader di Forza Italia porterebbe a casa un credito da poter spendere con il Carroccio quando arriveranno le elezioni politiche e quando si saprà con certezza con quale legge elettorale si voterà. Un credito ancora più pesante nel caso Salvini vincesse davvero la corsa a Palazzo Marino.

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