N on è davvero un motivo di sollievo, come invece molti sembrano credere, che una delle molle della ferocia del terrorista di Monaco sia stata la depressione. Si sente argomentare in tv, alla radio, sui social che se si trattava un depresso sociale, la cui ansia e tristezza era legata alla condizione di un ragazzo di origine iraniana bistrattato dai compagni, oggetto di bullismo e di disprezzo, allora i motivi del suo gesto sono tutti personali, non risiedono nel generale movimento di odio antioccidentale di origine islamica, non fanno parte della ferocia tagliateste che ha il suo centro nell'Isis e che si sta diramando nelle nostre città.
Ma le cose sono molto più complicate: la depressione clinica di un terrorista è probabilmente, in forme varie, quasi sempre presente. Il terrorista depresso è probabilmente un fenomeno generalizzato. Inutile pensare che ci siano in giro solo dei poveri ragazzi sconvolti, che se trattati meglio non si daranno da fare con pistole e machete. Non diminuirà il terrore se ci porremo a salvaguardare l'onore dei nostri compagni di strada e dall'altra a mobilitare i presidi psicologici. Ambedue queste cose sono buone e giuste, ma non funzionerà. Tutti i terroristi, rispetto al nostro modo di intender la vita, sono degli squilibrati, anche se non sono passati per patologie riconosciute nelle ASL o in ospedale: chi vuole uccidere quanti più passanti e bambini con l'arma da fuoco, è matto quanto uno che pensa che sia cosa buona e giusta avventarsi con l'ascia sui passeggeri di un treno, o uno che spazza la passeggiata di Nizza con un camion, o uno che a Gerusalemme, a Bruxelles, a Parigi cerca di ammazzare della gente che non c'entra nulla con la sua «depressione» e la sua arrabbiatura.
La sua mente pompata ideologicamente vacilla, e vacilla in massa, non soggettivamente, perché ha delle leadership religiose e sociali preda della sua medesima sindrome: vittimismo, senso di emarginazione, senso di impotenza e insieme, decisione a recuperare, a conquistare, a vincere una volta per tutte. Qualche volta ne abbiamo sofferto tutti, adesso è diventata una pazzia di massa che ha preso le armi, il dottore deve tenere presente anche il Califfo o l'Ayatollah.
I terroristi islamici, anche se questo terrorista era un tipo a parte, sono nell'insieme dei personaggi patologici che si armano, si creano strutture mentali interne a un mondo
che è in genere quello di un patologico estremismo islamico. Dunque, non c'è contraddizione fra depressione e ondata di terrorismo, effetto copycat specie nei ragazzi che appartengono al mondo islamico dell'immigrazione.
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