«Le ong pensano di potere operare nel Mediterraneo non solo in violazione delle norme di diritto internazionale, ma anche compulsando l'attività dello Stato italiano nella gestione dei porti da assegnare». È tutto scritto nero su bianco, nel dossier (uno dei tanti) che nei giorni scorsi il premier Giorgia Meloni ha studiato con attenzione. Un lavoro, quello redatto dall'ufficio studi di Fratelli d'Italia, che ha contribuito a dare forma al decreto Sicurezza e, attraverso questo, a contrastare l'attivismo di navi che da anni si riempiono all'inverosimile di clandestini per poi riversarli nei porti italiani.
Messi in fila uno dopo l'altro, i punti salienti del dossier sugli sbarchi di clandestini in Italia favoriti dalle ong internazionali sono un vero pugno allo stomaco. Insieme formano una sorta di libro nero dei traffici dei talebani dell'accoglienza. E dimostrano molto bene come, complice anche l'inefficienza dell'Unione europea e l'indifferenza degli Stati membri, il nostro Paese sia stato abbandonato a se stesso e venga usato come una sorta di gigantesco hotspot. Quando la Meloni è arrivata a Palazzo Chigi ha trovato una situazione che i tecnici, che hanno redatto il report, non faticano a definire «al collasso». Nei primi undici mesi dell'anno (fino a novembre, dunque) erano già sbarcati quasi 90mila immigrati. Di questi, sulla base del nuovo meccanismo di solidarietà approvato lo scorso giugno, se ne sarebbero dovuti ricollocare 10mila. Peccato che alla Francia siano arrivati appena 38 richiedenti asilo e alla Germania soltanto 74. Una presa in giro, insomma.
Ancora ieri, nell'ultima puntata de «Gli appunti di Giorgia», la Meloni è stata molto chiara: «Il nostro obiettivo è fermare le partenze». Per farlo serve dare un freno a quelli che molti ormai considerano dei «tassisti» del mare. «Il diritto internazionale ha spiegato il premier - non prevede che ci sia qualcuno che faccia la spola con gli scafisti per trasferire la gente da una nazione all'altra». Degli 88mila immigrati sbarcati tra gennaio e novembre ben 7.748 sono arrivati in seguito a operazioni eseguite dalle Ong. «È più del 10% - fanno notare al Giornale dall'ufficio studi - non è affatto una percentuale irrilevante. È, infatti, ormai noto che le organizzazioni non governative costituiscono un «pull factor» rispetto al fenomeno migratorio. La stessa Frontex, in più di un'occasione, ha infatti fatto notare che la presenza di queste navi nel Mar Mediterraneo diventi «fattore di attrazione» per i viaggi della speranza. Questo perché, come spiega l'ufficio studi di Fratelli d'Italia, non prestano «attività di soccorso occasionale», ma «un sistematico servizio di trasporto dei migranti sugli Stati costieri», in modo particolare in Italia. «Spesso in violazione delle norme di diritto internazionale e del mare» che impongono il coordinamento con le autorità dell'area Sar (ovvero, per l'Italia, la Guardia costiera).
«Questo - fanno notare - è diventato ormai il modus operandi di tutte le ong». Da qui la necessità di regolamentare la loro attività che sino ad oggi non è mai stata «ascritta ad alcun codice di condotta». Il decreto del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi va proprio in questa direzione: non permettere più alle ong di violare le regole e usare il nostro Paese come un gigantesco campo profughi.
«Con questo decreto ha spiegato ieri la stessa Meloni facciamo rispettare il diritto internazionale: se salvi delle persone, devi portarle al sicuro». E, se non verranno rispettate queste norme, come hanno già minacciato di fare gli ultrà dell'immigrazione, fioccheranno sanzioni salatissime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.