Le mani d'oro sulla coppa. Gigio: "E se penso da dove eravamo partiti"

Il portiere protagonista nei rigori: "Buffon? Resta il più forte, vedremo dove arriverò io"

Le mani d'oro sulla coppa. Gigio: "E se penso da dove eravamo partiti"

Una serata infinita, un rollercoast di emozioni, terminata dopo centotrenta e passa minuti di gioco e dieci rigori. Una continua rincorsa nel risultato, nell'andamento emotivo della partita, una rincorsa iniziata trentadue mesi fa, in quella notte di Milano del novembre 2017 in cui ci facemmo sbianchettare dal Mondiale per la prima volta dal 1958.

Chi avrebbe mai immaginato che dal Ground Zero del calcio italiano sarebbe in meno di tre anni stato edificato un grattacielo così alto e luminoso. Forse soltanto Roberto Mancini da Jesi, che dopo la partita si scioglie in lacrime, stravolto, svuotato, e si abbraccia con il suo amico storico Gianluca Vialli, un'altra rivincita di Wembley 1992, la Sampdoria che qui si fece scippare la Coppa del Campioni contro il Barcellona.

L'uomo simbolo della vittoria è Gigio Donnarumma, che ha deciso con le sue parate sui baby Sancho e Saka, dopo che nei primi tre penalty era stato attore non protagonista, anche sul terzo mandato sul palo da Rashford. «Ce l'abbiamo fatta, siamo stati straordinari, mancava un centimetro - ha detto a caldo -. Sapete tutti da dove siamo partiti, è stato incredibile». Donnarumma ha preso un gol quasi a freddo, senza alcuna responsabilità, ma la mazzata poteva essere ferale. «Poteva ammazzarci - dice il numero uno azzurro - ma quelli non siamo noi. Noi siamo quelli che non mollano mai, quelli che sono attenti a ogni pallone». Quando gli si fa un paragone con il quasi omonimo Gigi Buffon, Gigio si schermisce: «Lui era il più forte di tutti, io penso solo a farmi trovare pronto. Vedremo dove arriverò io».

Ma prima, nel corso della partita, l'uomo simbolo era stato Giorgio Chiellini: «Sentivamo che c'era nell'aria qualcosa di magico. Ce lo meritavamo, se la meritava l'Italia, è stata un'emozione incredibile. Grazie a tutti quelli che hanno fatto parte di questo viaggio, la dedica è anche per chi è rimasto a casa. Godiamocela». Per il capitano azzurro la chiave della vittoria è stata «giocare a calcio e divertirci. Abbiamo tenuto il possesso, volevamo comandare noi la partita e nonostante avessimo preso un gol dopo due minuti, un cazzotto a freddo così, abbiamo comandato per tutta la partita, abbiamo subito soltanto un altro tiro. L'abbiamo voluta in utti i modi, abbiamo fatto la storia e godiamocela». Sui rigori Chiellini non sembrava avere molti dubbi: «Abbiamo Gigione, però. Siam passati da Gigi a Gigio». Poi la dedica finale: «È giusto così, è giusto così. Ora non vediamo l'ora di festeggiare domani (oggi, ndr) con tutti gli italiani.

Ha l'aria di chi ha fatto un dispetto a un intero Paese e di non dispiacersene affatto l'autore del gol del pareggio Leonardo Bonucci. «Abbiamo fatto uscire dallo stadio 58mila persone prima della premiazione. Pensavano di tenersi la coppa a Londra e invece l'abbiamo portata a Roma», dice quasi con stizza. Bonucci si iscrive al partito di chi aveva fiutato l'aria. «Una notte da leggenda, un sogno che si avvera, c'era un'aria speciale già dal ritiro in Sardegna, qualcosa di diverso dal passato».

Stravolto dalla gioia anche Federico Bernardeschi: «Ho avuto una stagione difficile, molte cose non sono andate per il verso giusto, ma io conosco solo

un modo: lavorare. Il mio rendimento diverso tra nazionale e club? Ci penserò in futuro, ora voglio godermi la serata, è un'emozione indescrivibile». La stessa di un intero Paese che nel frattempo festeggia per le strade.

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