La persona più ricercata di Francia è una ragazza di 26 anni dal viso da bambina, i capelli scarmigliati in una fotografia segnaletica della polizia. È ancora latitante, potrebbe essere armata, pericolosa, hanno detto le forze dell'ordine. Di Hayat Boumedienne, la compagna di Amedy Coulibaly, complice dei due fratelli Kouachi, si hanno poche immagini che stridono se messe una accanto all'altra. La ragazza, nata in Francia con origini algerine, è in bikini e abbraccia Coulibaly su una spiaggia, poi indossa un niqab, il manto nero che copre anche il viso. Punta verso l'obiettivo una balestra. Appare in un selfie adolescenziale, sempre velata, assieme al compagno. Le forze dell'ordine hanno reso pubblica la fotografia segnaletica venerdì, quando erano sulle tracce dei due fratelli Kouachi, asserragliati in una tipografia fuori Parigi, e Coulibaly, rinchiuso in un supermercato kosher assieme a diversi ostaggi. La ragazza, avevano fatto sapere, poteva essere coinvolta nella sparatoria che giovedì ha ucciso una poliziotta e di cui sarebbe autore il suo compagno, poteva essere barricata assieme a lui in quell'alimentari della Porte de Vincennes. Poi è stato detto che era fuggita, confusa tra gli ostaggi al momento del raid. La notizia è stata poi smentita dalle autorità. La giovane non era sul posto. Fonti della polizia francese ieri sera hanno rivelato che Hayat Boumedienne avrebbe addirittura lasciato la Francia prima della strage, il due gennaio. A Madrid avrebbe preso un volo per Istanbul, assieme a un uomo francese il cui fratello è conosciuto dai servizi. Avrebbe attraversato il confine con la Siria l'8 gennaio. Se invece fosse coinvolta nell'azione, potrebbe essere la prima donna coinvolta in un'azione jihadista sul suolo dell'Unione europea.
Hayat era già nota all'intelligence. È attraverso le intercettazioni sulla sua linea telefonica che gli inquirenti hanno fatto il legame tra i Kouachi e Coulibaly: la giovane nel 2014 ha contattato oltre 500 volte la compagna di Said. Descritta come una moglie «devota» dal Monde , di lei si sa che ha sposato con rito religioso e non civile Coulibaly e che soltanto suo padre era presente alle nozze, che avrebbe lasciato il lavoro di cassiera perché non le permettevano di indossare il velo islamico integrale, che assieme a Said e Amedy sarebbe stata più volte nella regione montagnosa del Cantal (Francia centrale), dove i tre incontravano il predicatore salafita condannato per terrorismo Djamel Beghal.
Il coinvolgimento di Boumedienne nei giorni di terrore di Parigi ricorda l'azione di altre donne attratte dal jihad, alcune di loro di origini europee. La prima donna attentatore suicida in Irak, nel 2005 è stata proprio un'europea, la belga Muriel Degauque, convertita. Almeno 500 furono gli attacchi portati a termine da donne durante quella guerra. Sempre dall'Occidente, dal Texas, è partita l'azione di Colleen R. LaRose, o Jihad Jane, che nel 2009 volò in Europa con il piano di uccidere il vignettista danese Lars Vilk. Forse la più celebre donna della galassia jihadista è Aafia Siddiqui, la 40enne laureata al MIT, detenuta in un carcere texano per tentata strage di americani in Afghanistan. I talebani nel 2012 hanno proposto a Washington la liberazione del sergente scomparso nel Paese nel 2009, Bowe Bergdahl, per il rilascio della donna, conosciuta come Lady al Qaida.
È imitando queste donne che decine di giovanissime europee e americane nei mesi scorsi sono partite per il fronte siriano, spesso come mogli di miliziani dello Stato islamico, per ora tra loro non risulterebbe alcuna combattente. Secondo i dati dell'International Center for the Study of Radicalisation del King's College di Londra, sarebbero oltre 200 le occidentali in Siria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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