Quel miraggio delle primarie di centrodestra

Le primarie si confermano croce e delizia per il centrodestra e il tema finisce all'ordine del giorno ogni volta che c'è da superare un'impasse

Quel miraggio delle primarie di centrodestra

A volte foglia di fico, altre cryptonite. Le primarie si confermano croce e delizia per il centrodestra e il tema finisce all'ordine del giorno ogni volta che c'è da superare un'impasse: in alcuni casi serve a «coprire» le difficoltà, altre a farle implodere. Con un dettaglio non indifferente: ogni volta che il braccio di ferro sulle primarie ha superato il livello di guardia è stato preludio prima di una «rottura» con il leader e poi di una scissione. Ne sa qualcosa Angelino Alfano che sul finire del 2012, ancora vivo il Pdl, dopo aver messo in calendario le primarie di coalizione per il 16 dicembre e annunciato la sua candidatura in pompa magna fu costretto a un fragoroso dietrofront.Il caso di Roma, insomma, ha precedenti illustri. Matteo Salvini, peraltro, si è sempre detto favorevole allo strumento della consultazione popolare e adesso, dopo la gazebata del week end, chiede agli alleati che si scelga questa strada per designare il candidato a sindaco della Capitale. Una specie di exit strategy dopo essersi «rimangiato» l'appoggio a Guido Bertolaso, vergato pochi giorni prima insieme agli altri leader del centrodestra. In linea di principio anche Giorgia Meloni sarebbe favorevole alle primarie, come più volte dichiarato in passato. Non a caso, nel 2012 aveva annunciato anche lei la sua candidatura. A questo punto, però, chiede che si svolgano anche per gli altri comuni chiamati al voto ben sapendo che se Roma è la roccaforte di Fratelli d'Italia, la Lega ha a cuore altre partite come quelle per Bologna, Novara e Pordenone.Il modello che piace a Silvio Berlusconi invece è quello di Milano: lì tutti si sono trovati d'accordo, Ncd compresa, nel sostegno a Stefano Parisi e nessuno ha tirato fuori la storia delle primarie. D'altra parte, l'avversità del Cavaliere non è nuova, convinto com'è che si tratti di uno strumento «altamente manipolabile» e «non in grado di esprimere il miglior candidato». Per questo a Roma non ha alcuna intenzione di creare un precedente, consapevole pure che il tema è caldo e rischia di avere strascichi importanti. Chiedere, appunto, ad Alfano.

O a Raffaele Fitto, anche lui un fautore delle primarie, poi uscito da Forza Italia per fondare i Conservatori riformisti. A lui, perlomeno, è stata risparmiata l'illusione di convocarle con tanto di data e accettazione delle candidature per poi dover fare marcia indietro.

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