New York - Barack Obama consegna a Donald Trump le chiavi della Casa Bianca, e lascia al suo successore un ultimo avvertimento: il lavoro del presidente è «talmente grande che non lo si può fare da soli». La lunga transizione è arrivata alla fine e il tycoon, che oggi giura ufficialmente come 45° Commander in Chief degli Stati Uniti, tramite il suo vice Mike Pence assicura che la squadra di governo è «pronta a lavorare dal giorno uno e impaziente di iniziare». Durante la sua ultima conferenza stampa Obama ha fatto nuovamente un bilancio dei suoi due mandati, tornando a difendere la sua politica estera, in particolare sui rapporti con la Russia e Israele. Ma soprattutto ha lanciato un chiaro messaggio a chi lo sostituirà nello Studio Ovale, dicendo che «gli americani e la democrazia hanno bisogno della stampa, occhio critico su chi detiene il potere». Dopo giorni di feroci polemiche con i media, invece, il nuovo portavoce di Trump, Sean Spicer, ha tenuto il primo briefing assicurando che la nuova amministrazione incontrerà i giornalisti e lo farà alla Casa Bianca.
Intanto, Obama ha consegnato alla prossima squadra di governo 275 memo, circa mille pagine di materiale top secret sul programma nucleare della Corea del Nord, sulla campagna militare contro l'Isis, sulle tensioni nel Mar del Sud della Cina e su ogni tipo di minaccia che Trump e il suoi potrebbero dover affrontare nelle sue prime settimane in carica. Secondo il New York Times, però, nessuno sa se tali documenti siano stati presi in considerazione da qualcuno del team del tycoon. E insieme alle chiavi della Casa Bianca, Obama si appresta a passare a Trump anche i codici nucleari.
Tra i temi caldi c'è poi la commutazione della sentenza a Chelsea Manning, l'ex soldato condannato a 35 anni per aver passato materiale segreto a Wikileaks, che uscirà dal carcere a maggio. Una decisione che ha scatenato l'ira dei repubblicani, con il numero due Pence che ha definito Manning un «traditore», accusando il presidente uscente di aver compiuto un gravissimo errore. Mentre Julian Assange ha già cambiato idea due volte sulla promessa di consegnarsi agli Usa se Obama avesse graziato Manning: prima ha fatto marcia indietro tramite un legale, poi, durante una conferenza stampa via social media, ha nuovamente mutato pensiero dicendo che intende mantenere l'impegno.
Oggi, invece, diventa realtà l'idea promossa da Trump in campagna elettorale del governo gestito come un'azienda. La nuova amministrazione è al completo e include tre miliardari, cinque ex amministratori delegati di aziende e alcuni dei manager più esperti e riconosciuti nella Corporate America. In compenso, il governo Trump è il primo dai tempi di Ronald Reagan senza nemmeno un membro della comunità ispanica, e ci saranno solo tre donne e un afroamericano.
Ma il cambio della guardia passa anche dal trasloco a Pennsylvania Avenue: via ogni traccia della vecchia First Family e solo cinque ore di tempo per adattare la residenza alle esigenze dei nuovi inquilini. Ovviamente a partire dallo Studio Ovale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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