Omicidio Cerciello, il pm chiede l'ergastolo per i due americani

Per l'accusa Finnegan Lee Elder e Gabriele Hjorth "avevano chiari intenti omicidi"

Omicidio Cerciello, il pm chiede l'ergastolo per i due americani

Roma. Ergastolo per i killer del carabiniere Mario Cerciello Rega, 35 anni. È la richiesta del pm Maria Sabina Calabretta in Corte d'Assise per i due imputati dell'omicidio del vicebrigadiere avvenuto il 26 luglio 2019 a Roma. Alla sbarra i californiani Finnegan Lee Elder e Gabriel Christian Natale Hjorth, 21 e 20 anni, accusati di aver ucciso volontariamente il militare. «Un'aggressione, un attacco sproporzionato - spiega il sostituto procuratore nell'arringa - e micidiale. Un'azione univoca per uccidere: non fu legittima difesa».

Secondo l'accusa i due, dopo aver concordato un incontro con Sergio Brugiatelli, l'intermediario fra loro e lo spacciatore Italo Pompei, si presentano armati di coltello (una lama da marines) e uccidono Cerciello con 11 colpi sferrati con violenza inaudita. Elder è l'esecutore mentre Hjorth è responsabile allo stesso modo perché, ingaggiando un corpo a corpo con il secondo carabiniere, Andrea Varriale, gli impedisce di andare in aiuto del collega. E, probabilmente, sottrarlo alla furia del suo assassino. Non solo. La fuga verso l'albergo, il mancato soccorso del ferito crollato a terra in un lago di sangue, l'aver nascosto l'arma nella stanza dell'Hotel LeMeridien Visconti a Prati, confermerebbero la volontà di uccidere, non di difendersi.

Una storia drammatica che inizia quando due ragazzi di San Francisco, uno di origini italiane, decidono di passare qualche giorno assieme nella capitale. Natale Hjorth è con i genitori al mare, a Fregene, dagli zii. Elder alloggia in centro. La sera del 25 luglio vogliono «divertirsi» e acquistare droga. Dove vanno? A Trastevere, una delle piazze di spaccio più battute dai turisti. La conoscono bene la zona Cerciello e Varriale. I due, in servizio alla stazione dei carabinieri di Campo de' Fiori, la battono quasi ogni sera per acciuffare spacciatori. Girano in pantaloncini e t-shirt per non dare nell'occhio. La pistola, quando la portano, è in un marsupio. Quella notte maledetta non ce l'hanno. Fa molto caldo, nella borsa una calibro 9x21 darebbe nell'occhio e nei bermuda è impossibile nasconderla. Un errore che Cerciello pagherà con la vita.

Piazza Mastai. Gli americani si avvicinano a un tipo che gira in bicicletta con uno zainetto. La cocaina? Non è un problema: a un suo amico pusher bastano 80 euro per una dose doppia. Quando Pompei si allontana, Elder e Hjorth si accorgono che nella bustina c'è della tachipirina. Una «sòla» per dirlo alla romana. I due, che hanno già fatto il pieno di superalcolici, sono infuriati. Vedono la borsa di Brugiatelli su una panchina e la prendono. All'interno un telefono Nokia vecchio tipo e un portafogli con soldi e documenti. L'uomo li insegue ma i due scompaiono. Alla scena assistono quattro carabinieri fuori servizio fra i quali il comandante Pasquale Sansone. Brugiatelli si fa prestare il cellulare da un parcheggiatore egiziano, «Meddi», e compone il suo numero. Risponde Hjorth che parla italiano con accento inglese. Vogliono gli 80 euro sborsati, con gli interessi: una dose di cocaina, di quella buona, altrimenti niente zaino.

Tre i contatti prima di stabilire l'appuntamento per lo scambio. Sansone lo convince a denunciare l'accaduto. All'una e 30 Brugiatelli chiama il 112. Ai carabinieri spiega la situazione. Intervengono Cerciello e Varriale in servizio dalla mezzanotte. Scatta la trappola. I due, però, si presentano agli americani in calzoncini, impediscono a Brugiatelli di farsi vedere, non portano con loro armi. Si qualificano, contrariamente a quanto affermano gli imputati, mostrando i tesserini e urlando di essere carabinieri. «Avevo paura mi volesse strangolare, mi sono difeso»: per Elder i carabinieri sono due «mafiosi» mandati dagli spacciatori. Estrae il coltello e si avventa su Cerciello. Il vicebrigadiere si accascia a terra chiedendo aiuto. Morirà poco dopo.

Arrestati il giorno stesso, Hjorth viene ammanettato su una sedia e incappucciato. La foto, scattata nella caserma di via In Selci, fa il giro del mondo. E due carabinieri, Fabio Manganaro e Silvio Pellegrini, vengono indagati.

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