Premier costretto a stringere i tempi per non logorarsi

Matteo Renzi continua sulla via del silenzio e questo, almeno politicamente, ha un suo significato

Matteo Renzi continua sulla via del silenzio e questo, almeno politicamente, ha un suo significato. Il premier, infatti, è sì convinto che l'unica strada per Maurizio Lupi sia ormai quella delle dimissioni, ma il fatto di non aver ancora messo la faccia su una presa di distanza formale dal ministro delle Infrastrutture lascia in qualche modo aperto uno spiraglio a una risoluzione pacifica della querelle. Possibilità in verità piuttosto remota, stando almeno alle veline che da Palazzo Chigi raccontano un Renzi assolutamente irremovibile nel chiedere a Lupi di farsi da parte. Non è un caso che ieri il premier abbia deciso di entrare nell'aula di Montecitorio dall'ingresso più lontano rispetto alle stanze riservate al governo, un percorso “alternativo” sì più lungo ma che gli ha permesso di evitare di incrociare Lupi in pieno Transatlantico.

La giornata di ieri, però, è stata piuttosto interlocutoria. E questo anche a causa delle tragiche notizie arrivate da Tunisi che con il passare delle ore hanno ovviamente spostato l'attenzione della politica su questioni ben più serie rispetto a un possibile rimpasto di governo. È probabile che allo show down ci si arrivi però di qui alla prossima settimana, quando alla Camera sarà calendarizzata la mozione di sfiducia nei confronti di Lupi. È quella, di fatto, la deadline oltre cui Renzi non può permettersi di andare senza il rischio di spaccare la maggioranza di governo. Si andasse davvero alla conta, infatti, è vero che il Ncd dovrebbe decidere se compattarsi intorno a Lupi e minacciare quindi la crisi di governo (anche se i ben informati dicono che il Nuovo Centrodestra non sarebbe affatto pronto a rinunciare alle sue poltrone di governo e sottogoverno). Ma anche il Pd avrebbe il problema di schierarsi a favore della sfiducia di un ministro dell'esecutivo di Renzi, peraltro votando insieme a M5S, Lega, Sel e FdI.

Ecco perché la partita di Renzi si gioca tutti sulla tempistica con cui si arriverà a chiudere questa vicenda.

Ogni giorno che passa, infatti, rischia di logorare non solo Lupi (soprattutto se dalla procura di Firenze continueranno ad uscire nuove indiscrezioni) ma pure lo stesso premier. Che dopo i propositi bellicosi di questi giorni certo non può passare per quello costretto a cedere di fronte a Lupi.

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