La temperatura politica in America è incandescente. Ieri c'è stata l'audizione davanti alla commissione Giustizia della Camera del procuratore speciale Robert Hur, che ha indagato sulla vicenda dei documenti classificati della Casa Bianca, trattenuti impropriamente da Joe Biden dopo la fine del suo mandato da vice presidente. Hur è stato bombardato sia dai Democratici che dai Repubblicani. I primi gli hanno contestato i commenti su Biden contenuti nel rapporto col quale definiva il presidente un «anziano di buona volontà con problemi di memoria». I secondi lo hanno messo in croce per non avere messo sotto accusa Biden, come invece avvenuto con Donald Trump (indagine condotta dal procuratore speciale Jack Smith), per la vicenda dei documenti sequestrati a Mar-a-Lago. «Quello che ho scritto è ciò che credo dimostrino le prove. Non ho denigrato ingiustamente il presidente», si è difeso Hur.
Tutto questo, mentre in Georgia le urne erano aperte per le primarie dei due partiti. Trump già oggi, con i risultati ufficiali, potrebbe avere la certezza dei 1.215 delegati necessari per assicurarsi la nomination.
Nel frattempo, i Democratici alla Camera stanno forzando le procedure per superare l'ostruzionismo
dei trumpiani e costringere lo speaker Mike Johnson a sottoporre al voto dell'Aula, dove c'è una sicura maggioranza bipartisan, il pacchetto da 95 miliardi di dollari di aiuti per Ucraina e Israele già varato dal Senato.
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