Il re delle lenzuola italiane che culla i sonni di Obama

Michele Cascavilla ha rivoluzionato le notti dei vip: biancheria da letto di qualità ma a prezzi accessibili

Il re delle lenzuola italiane che culla i sonni di Obama

Qualcuno lo ha già ribattezzato il «Bernardo Caprotti delle lenzuola». Forse non avrà ancora punti vendita in mezza Italia, ma Michele Cascavilla il mordente e la voglia di fare li ha di sicuro.

Quarant'anni, pugliese ma milanese d'adozione, Cascavilla si è fatto largo nel mondo degli imprenditori con un'idea originale: creare un marchio di biancheria da letto che producesse solo lenzuola, a costi accessibili ma di grande qualità. Il nome è lapidario: Lenzuolissimi. Ha iniziato due anni e mezzo fa con il primo negozio in pieno centro a Milano, poi ha aperto un altro store a Roma e ora lavora a Napoli e Torino, sognando Londra e New York. Ma per arrivare così in alto la strada non è stata facile. La storia del fondatore di Lenzuolissimi è raccolta nel volume «Le lenzuola del potere», scritto da Cascavilla insieme al direttore di Novella 2000 Roberto Alessi e pubblicato per i tipi di Armando Curcio. Autore della prefazione è Silvio Berlusconi. Con un pizzico di nostalgia, il Cavaliere scrive: «Questo è il libro di un uomo del fare, la cui storia ricorda la mia quando ero un giovane imprenditore nella Milano degli anni Sessanta».

L'ambizione in effetti ricorda quella del giovane Berlusconi: fra i suoi modelli Cascavilla cita Henry Ford e Gianni Agnelli, capitani d'azienda di cui sogna di emulare le gesta che hanno fatto la storia. «Ho iniziato come manager di Frette, lo storico marchio che fornisce biancheria a tutta l'alta società italiana sin dalla fine dell'Ottocento racconta Siamo riusciti a chiudere importanti contratti per le forniture ad Alitalia e Ferrovie dello Stato. Poi la svolta: il G8 dell'Aquila del 2009».

In quell'occasione le lenzuola di Frette cullarono i sogni di Angela Merkel e Barack Obama, per cui venne approntata una versione specialissima con monogramma ricamato. Al presidente Usa piacquero così tanto che volle portarsele in America. Mica male, per uno che era entrato in negozio senza sapere nulla di lenzuola, federe e copripiumini. Ma primeggiare da impiegato sia pure in una delle aziende leader del settore non gli bastava. Voleva un marchio tutto suo. Citando l'amatissimo film di Oliver Stone, Wall Street, «O capitano o niente». Così nel 2013 inizia l'avventura di Lenzuolissimi. Come sempre accade, la parte più dura è l'inizio della salita: la ricerca dei finanziatori. L'uomo della svolta è Giuseppe Tornatore, omonimo del celebre regista. Ma un ruolo importante lo ricopre anche dj Francesco Facchinetti, che poi diventerà uno dei clienti più affezionati.

Il primo negozio apre in un locale di appena trenta metri quadrati in piazza Cordusio, all'ombra degli imponenti palazzi delle più importanti banche italiane. Subito emerge il primo problema: non c'è spazio per esporre i letti. L'ostacolo viene aggirato con delicati modellini di letti, arredati con biancheria mignon. Regine del negozio sono, naturalmente, le lenzuola. Nel classico bianco ma anche rosse, nere, argentate e con fantasia militare. I gusti dei clienti sono inesauribili e l'offerta deve sempre tenere il passo. L'aneddotica, del resto, è inesauribile. «A letto trascorriamo un terzo della nostra vita spiega Cascavilla Dormiamo, giochiamo, facciamo l'amore, ci riposiamo. Concepiamo persino i nostri figli. Per questo le persone sono così esigenti in fatto di lenzuola». C'è la signora ottantenne che chiede le lenzuola camouflage o il tifoso della Nazionale che sceglie un abbinamento tricolore. Molti i vip, che chiedono i set di biancheria da letto più disparati. Pamela Prati opta per lenzuola mimetiche, l'attrice Anna Safroncik ha ordinato federe rosa cipria con la foto dell'amato gattino.

Si fa di tutto per accontentare anche i desideri più originali, con una sola parola d'ordine: innovare. «Troppe persone acquistano un corredo di qualità e poi non lo usano nel timore di rovinarlo chiosa il fondatore di Lenzuolissimi Non è un quadro prezioso. Le lenzuola vanno vissute, proprio come il letto».

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