Referendum, Bobo Craxi: "Vi spiego perché i socialisti sono per il No"

Bobo Craxi: "La riforma di Renzi non ha nulla a che vedere con quella lanciata da mio padre tra la fine degli anni 70 e i primi degli 80. All'Italia serve una nuova Assemblea Costituente"

Referendum, Bobo Craxi: "Vi spiego perché i socialisti sono per il No"

Onorevole Craxi, suo padre Bettino fu uno dei primi a lanciare l'idea della Grande riforma del Paese. Qualcuno, parlando dell'attuale riforma, spesso l'ha citato. Lei però ha sempre storto la bocca. Ci può spiegare il motivo?

Penso ci si trovi dinnanzi a due filosofie riformatrici assai differenti. Alla fine degli anni 70 e per tutti gli anni 80 i socialisti dinnanzi alla crisi di sistema cercarono di offrire una via d’uscita democratica. Nacque così l'idea della Grande Riforma rifiutata da Dc e Pci. Renzi ha accellerato la nostra crisi cercando di offrire una via d’uscita dispotica, ne è la prova il tentativo che può abortire di legge elettorale associata al nuovo inutile e confuso Senato.

Lei è un esponente dei “Socialisti per il No”. Ma il suo partito, il Psi di Riccardo Nencini (viceministro del governo Renzi), è schierato per il Sì? Ci può spiegare la situazione? Partito spaccato, resa dei conti o normale divisione?

La divisione c’è, è netta ed è chiaramente segnata dall’interpretazione opposta che abbiamo dato a questa revisione costituzionale. Rispetto la scelta di questi compagni ma credo che l’insieme della comunità socialista si sia orientata per il No. È un dato politico di cui si dovrà tenere conto. Il riformismo non si può accontentare di un cambiamento purchessìa ed una revisione di questo tipo diminuisce e non aumenta la sovranità dei cittadini, un socialista deve privilegiare sempre il carattere democratico delle nostre istituzioni.

Come si potrebbe cambiare secondo lei la Costituzione?

Bisogna innanzitutto convocare un’Assemblea Costituente, che risponda alla necessità di dar vita a una Costituzione che si collochi in una dimensione globale partendo dall’identificazione del confine tra sovranità nazionale inalienabile e parti di sovranità nazionale negoziabili. Che non abbia timore a promuovere l’elezione diretta del Presidente della Repubblica con un contrappeso efficace di una Camera anche ridotta nei suoi componenti.

Quale futuro vede per il Paese se vince il Sì?

Credo che il rischio maggiore sarebbe, oltre alle gravi conseguenze di un sistema mal congeniato, che Renzi in un delirio di onnipotenza manterrebbe l’Italicum e conseguentemente andando a primavera alle elezioni consegnamo l’Italia in mano a Grillo, ovvero alla improvvisazione creativa. Uno scenario abbastanza inquietante.

E se invece vince il No?

Si mette mano ad una nuova legge elettorale condivisa e si apre nella nostra parte politica una

riflessione seria su come deve e può essere una sinistra moderna che intende governare nella crisi delle nostre economie sapendo difendere nell’Europa comunitaria la nostra sovranità nazionale e l’interesse generale dei lavoratori.

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