Renzi corteggia la sinistra e gela il Partito della Nazione

In vista delle Amministrative e preoccupato dai sondaggi, il premier apre a Sel e alla fronda dem. Ipotesi di «riequilibrio» nella segreteria Pd

Renzi corteggia la sinistra e gela il Partito della Nazione

È metà mattina di domenica 27 dicembre e, mentre i più sono affaccendati in questioni amene e vacanziere, Matteo Renzi ha già invaso con la sua Enews le timeline di social network e agenzie di stampa, alla ricerca di spazio e titoli su giornali e tg. Il premier rivendica un 2015 di «successi», elenca le tante «leggi approvate» che erano «attese da molto tempo» e vede un'Italia che «è uscita dalle secche».

Eppure, nonostante la giornata non sia certo carica di notizie, il verbo renziano fa fatica a sfondare, sia sui siti che sui social. Il segno, forse, che il calo di cui parlano i sondaggi è reale e che Renzi inizia a non bucare più come prima. Colpa soprattutto della vicenda Banca Etruria che - nonostante i tentativi di Palazzo Chigi di spostare l'attenzione su altri fronti - ha evidentemente lasciato il segno.E in effetti Renzi sembra muoversi di conseguenza. E ragionare non più come il kingmaker che dà le carte sempre e comunque, in barba a tutto e tutti. Al contrario, l'ex sindaco di Firenze pare oggi piuttosto sensibile alle diverse anime del suo partito, pronto perfino a tendere la mano ai mai amati cugini di Sel. Mosse tattiche, anche in vista della corposa tornata amministrativa di giugno. Ma probabilmente anche il segno di una debolezza che fino ad oggi non era mai stata così manifesta. Una vulnerabilità che, almeno per il momento, sembra averlo costretto a congelare l'ambizioso progetto del Partito della nazione.

Appaiono lontani, infatti, i tempi della rottamazione e pure quelli in cui Renzi metteva neanche tanto cortesemente alla porta gli oppositori interni. I giorni, per capirci, del «Fassina chi?». E se è vero che in molti se sono andati - Fassina compreso - e che la fronda è ormai ridotta ad un gruppetto di remissivi oppositori, colpiscono i rumors che raccontano di un imminente riequilibrio all'interno della segreteria del Pd. L'intenzione del premier, infatti, sarebbe quella di rendere la gestione del partito più «condivisa» e, dunque, aprirsi alle diverse anime dem. A iniziare dalla corrente di Pier Luigi Bersani che potrebbe vedere un suo uomo entrare nella segreteria, come pure l'area di Matteo Orfini (con cui i rapporti sono tesissimi dopo lo show down su Ignazio Marino) e quella di Sinistra e cambiamento che fa capo al ministro Maurizio Martina e a Cesare Damiano.Renzi, insomma, non avrebbe più lo sguardo puntato soprattutto verso l'elettorato di centrodestra, ma sarebbe concentrato in primo luogo sul rafforzarsi a sinistra.

Di qui, l'inaspettata disponibilità ad un confronto con le diverse anime del Pd, oltre ad una decisa apertura al dialogo con la parte sinistra del suo schieramento in vista delle amministrative. L'intervista a Repubblica del vicesegretario Pd Lorenzo Guerini è stata infatti una mano tesa sia a Sel che a Sinistra italiana, nella speranza di evitare strappi almeno nelle città più importanti tra quelle che andranno al voto (Roma e Napoli in particolare).

Un Renzi, dunque, insolitamente dialogante a sinistra. Il segno, forse, che il premier e segretario del Pd qualche scossa di assestamento dopo la vicenda Banca Etruria la inizia a sentire. Tanto forte da decidere di puntellarsi ed evitare sorprese.

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