Contrordine, fermi tutti. La scuola in presenza garantita a tutti gli alunni figli di genitori con professioni «indispensabili» - con tanto di interminabili liste di codici Ateco - è stata un miraggio. Svanita nello spazio di un week end. Due giorni di ricerche febbrili su circolari ministeriali vecchie e nuove. Mail alle segreterie di schiere di genitori per poter mandare comunque in aula i figli tecnicamente soggetti alla Dad. Poi le scuole, subissate dalle richieste di eccezioni, hanno chiesto chiarimenti agli assessori regionali, che a loro volta hanno allertato il ministero. Così da viale Trastevere è arrivato - domenica mattina - il chiarimento (firmato dal nuovo capo di gabinetto Luigi Fiorentino) che smentisce la precedente nota del capo dipartimento Max Bruschi. La frequenza in aula è consentita soltanto agli alunni con disabilità, Dsa e Bes (con bisogni educativi speciali).
Ci mancava solo la «guerra» tra ministri. È la ex, Lucia Azzolina, giubilata da Draghi, a scatenare il polverone contro il successore, Patrizio Bianchi. L'accusa è grave: «Il ministero dell'Istruzione ha fatto marcia indietro sui figli dei lavoratori essenziali. Probabilmente su pressione delle Regioni. Oggi è stata scritta e mandata alle scuole una nota in cui si specifica che i figli dei lavoratori essenziali non potranno frequentare le lezioni in presenza, come previsto inizialmente».
Dal dicastero di viale Trastevere replicano che le cose non stanno come le racconta la Azzolina: «Tutti i bambini fragili che hanno particolari, e comprovate, esigenze potranno frequentare la scuola in presenza. E ciò a prescindere dal lavoro più o meno indispensabile dei genitori». Concetto chiarito al Giornale da fonti sindacali: «Era inevitabile che finisse così, considerato che le scuole non hanno gli strumenti per verificare l'indispensabilità del mestiere dei genitore, senza contare che un eventuale accertamento su questo fronte presenterebbe anche profili di illegittimità sul piano giuridico».
Intanto la «variante» scuola dell'era Bianchi - a distanza di un anno dall'era Azzolina - preoccupa non poco, visto che i fatti dimostrano come le aule siano diventate amplificatori di contagio e gli studenti si siano trasformati in ulteriori diffusori dell'infezione. La scuola si prepara dunque alla terza ondata Covid, ma lo fa - come nella sua peggiore tradizione - all'insegna del pressappochismo. Lucia Azzolina, quando era in carica, ripeteva: «In classe si è sicuri, il pericolo è all'esterno»; peccato che il trend epidemiologico degli ultimi mesi l'abbia smentita. Da parte sua il neo ministro Bianchi si è subito adeguato al nuovo corso «chiusurista». Risultato: da oggi 5,7 milioni di studenti delle scuole superiori seguiranno le lezioni da casa, ma già dai prossimi giorni il loro numero potrebbe salire a 7,6 milioni: 9 studenti su 10 agli arresti domiciliari, ammanettati alla Dad.
L'ultimo Dpcm prevede la chiusura delle scuole nelle aree con più di 250 contagi di Covid su 100mila abitanti. Tutto sulla carta. Perché, in pratica, ogni Regione può decidere in base a criteri soggettivi.
Con situazioni paradossali come quella di regioni «gialle», tipo la Calabria, che ha disposto la chiusura di tutte le scuole, mentre Regioni «arancioni» hanno deciso di lasciare le scuole semi-aperte. Una forma di politica cerchiobottista per tenersi buoni sia i genitori «aperturisti» che non sanno dove parcheggiare i figli (soprattutto quelli più piccoli) sia i virologi «chiusuristi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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