Il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg e la moglie Priscilla Chan hanno annunciato la donazione di 25 milioni di dollari al Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, istituto federale sotto il dipartimento della Sanità americana che gestisce l'emergenza Ebola negli Stati Uniti. Così superando persino l'India. Il miliardario non è l'unico magnate del tech ad aver in questi giorni diretto le proprie attenzioni alla lotta contro la malattia infettiva che da mesi terrorizza l'Africa occidentale e da qualche settimana preoccupa America ed Europa. Paul Allen, co-fondatore di Microsoft, ha stanziato 9 milioni di dollari e la Fondazione di Bill Gates ha promesso una delle somme finora più impressionanti, 50 milioni di dollari. I 9 milioni di Allen, ha scritto sul sito la campagna TackleEbola.com , serviranno a comperare 25mila paia di guanti e quattromila mascherine per arginare il contagio, ma secondo gli esperti e le organizzazioni mondiali i milioni dei magnate della tecnologia sono ancora troppo pochi per bloccare l'emergenza.
Per l'Organizzazione mondiale della Sanità infatti in Africa il contagio di Ebola potrebbe raggiungere 10mila nuovi casi per settimana a dicembre. Dai leader africani e da quelli delle organizzazioni internazionali arrivano reazioni di insoddisfazione nei confronti della risposta di Paesi e individui che possono permettersi donazioni. Il presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf ha inviato un messaggio, indirizzato al «caro mondo», letto sabato sugli schermi della Bbc: «La malattia non rispetta confini... - ha scritto - è il dovere di tutti noi, cittadini globali, non lasciare a se stessi milioni di persone in Africa occidentale». La Liberia, con 2.200 morti sui 4.500 decessi africani, è il Paese più colpito finora dal virus. Il segretario generale della Nazioni Unite Ban Ki-moon ha detto che «è tempo di intervenire per quei Paesi che hanno la capacità di prestare sostegno finanziario e logistico».
L'Onu ha chiesto a governi e privati di raccogliere quasi un miliardo di dollari per far fronte all'emergenza. La reazione sarebbe finora più lenta rispetto a catastrofi naturali del passato. Il rappresentante del World Food Programme in Cina, Brett Rierson, ha criticato compagnie e privati cinesi, pesantemente coinvolti in investimenti in Africa occidentale, per non aver reagito con tempestività e liquidità all'emergenza. «Dove sono i miliardari cinesi e il loro impatto potenziale?», ha chiesto, spaventato da un possibile effetto catastrofico dell'epidemia sulle forniture di cibo nei Paesi più colpiti: Liberia, Sierra Leone, Guinea. Il governo cinese ha stanziato, secondo i dati del Financial Tracking Service delle Nazioni Unite, 6 milioni di dollari. Finora, i maggiori donatori alla lotta all'Ebola sono gli Stati Uniti con 206 milioni di dollari, la Banca mondiale, con 105 milioni raccolti, la Gran Bretagna con 18,7 milioni, la Commissione europea con 55 milioni di dollari circa. L'Italia secondo il documento ha stanziato 2,1 milioni di dollari.
Alcuni miliardari americani hanno quindi sorpassato con le loro donazioni singoli governi. Addirittura, calcola il Daily Telegraph britannico, il re svedese del mobile, Ikea, avrebbe stanziato con oltre 6,5 milioni di dollari più di Spagna, Lussemburgo e Norvegia messi assieme.
Tuttavia, anche le donazioni private dei ricchi della tecnologia americana sarebbero da considerarsi, sebbene generose, meno importanti di stanziamenti per cause del passato. La coppia Zuckerberg nel 2013 ha dato 100 milioni di dollari al sistema scolastico del New Jersey e 120 milioni di dollari alle scuole dell'area della Baia di San Francisco a maggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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