È stata un'ammissione inedita per un'organizzazione abituata al lavoro nell'ombra come Hezbollah. Il numero due delle milizie sciite libanesi ha detto domenica che gli alti vertici del Partito di Dio sono stati infiltrati da una spia. Il vice segretario generale, Naim Qassem, ha parlato a una radio affiliata al gruppo, an-Nour , due settimane dopo che giornali libanesi e arabi hanno dato notizia del processo interno a un certo Mohammed Shawraba, 42 anni, arrestato dopo sette mesi di monitoraggio per aver passato informazioni a Israele. «Non c'è nessun partito al mondo grande e sofisticato come Hezbollah capace di stare in piedi con fermezza nonostante alcune importanti infiltrazioni - ha detto Qassem -. Hezbollah ha lavorato intensamente nel combattere lo spionaggio tra i suoi ranghi e nel suo entourage. Altri casi sono emersi, e sono molto limitati». Già nel 2011, il leader Hassan Nasrallah, che terrà un discorso venerdì, aveva ammesso nel 2011 che tra i ranghi del partito erano stati scoperti due operativi della Cia. Questa volta, però, la spy-story mediorientale, raccontata dai media arabi attraverso fonti anonime, si sarebbe sviluppata tra gli alti vertici dell'organizzazione armata. Qassem non ha dato alcun dettaglio, ma le sue parole sono presto state associate alla vicenda di Shawraba, che sarebbe stato vicino assistente del leader Nasrallah e uno degli operativi dell'unità 910 che si occupa delle operazioni esterne di Hezbollah. In seguito al suo arresto, ha scritto il giornale kuwaitiano Al Rai , la cellula sarebbe stata smantellata.
La trama quasi hollywoodiana ricorda la terza stagione della serie americana Homeland , tratta da un telefilm israeliano: due operativi della Cia, Carrie e Saul, riescono a obbligare uno dei vertici dei servizi segreti iraniani, Majid Javadi, a collaborare con la Cia. Lontano da Hollywood, nel Medio Oriente reale, la vicenda libanese, se autentica, spiegherebbe perché la temuta vendetta di Hezbollah per l'uccisione del suo comandante Imad Mugniyeh in un'esplosione a Damasco nel 2008 non è mai arrivata. Il Partito di Dio ha sempre accusato Israele dell'atto. Shawraba, libanese di Nabatiyeh, cittadina del Sud del Paese e roccaforte di Hezbollah, sarebbe stato reclutato dai servizi segreti israeliani mentre era in Asia. Per alcuni giornali libanesi sarebbe addirittura implicato nell'uccisione di Mugniyeh e in quella di un altro comandante, Hassan Al Laqis, morto a Beirut nel 2013. Negli anni, avrebbe passato a Israele informazioni capaci di annientare cinque tentativi di attacco.
Il primo giornale a parlare della vicenda, il Daily Star libanese, ha scritto a dicembre che i primi sospetti interni a Hezbollah sarebbero arrivati dopo l'attentato dell'estate 2012 in Bulgaria, a Burgas, in cui furono uccisi cinque turisti israeliani e un autista locale. Il ministro dell'Interno di Sofia accusò Hezbollah, che non aveva rivendicato l'atto. Shawraba avrebbe informato gli israeliani che all'origine della strage c'era l'ala armata del Partito di Dio e a sua volta Israele avrebbe notificato l'Europa.
Durante i mesi di «monitoraggio», ha scritto un giornale di Gerusalemme, Al Manar , i vertici di Hezbollah avrebbero fornito alla presunta spia informazioni false: lo spostamento per esempio di un carico di armi in Siria, dove i miliziani di Hezbollah combattono a fianco delle truppe del regime.
Israele avrebbe poi bombardato la postazione indicata. L'ammissione di Hezbollah di un colpo così profondo sarebbe per alcuni analisti libanesi un intenzionale messaggio per Israele: i ranghi sono stati «purificati». Israele non ha commentato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.