Dalla strada in Spagna all'antenato ministro. Tutti i segreti di un servitore dello Stato

La famiglia, il tifo sportivo e la fede europeista. E gli anni al "Giornale"

Dalla strada in Spagna all'antenato ministro. Tutti i segreti di un servitore dello Stato
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Antonio Tajani si commuove per due volte al Consiglio nazionale di FI e la seconda è quando a fine discorso ringrazia la famiglia. «Se ho ottenuto qualche risultato nella vita lo devo a mia moglie e ai miei figli. Mi scuso per avergli sottratto tempo, affetto e gioia ma l'ho fatto perché ci credevo e ci credo». Dice così e cerca con gli occhi Brunella, compagna di una vita. La citazione è un'eccezione, il neosegretario azzurro è molto riservato. I figli Flaminia e Filippo li ha sempre tenuti lontani da gossip e telecamere, anche quando il secondo che fa il calciatore gli ha regalato un nipotino. Nella primavera 2022 si è lasciato andare ad un annuncio di «grande gioia», poi il benvenuto sui social a Matteo. «Non lo vedo mai!» si lamenta spesso. Si gode il piccolino nei rari momenti di riposo nella sua casa di Fiuggi, a due passi da Ferentino, dov'è nata la madre Augusta, insegnante di latino e greco a Roma. Classe 1953, Tajani è figlio unico, il padre Raffaele, di Vietri sul mare, era ufficiale dell'esercito. Qualcosa di militaresco gli è rimasto dentro, mentre ha superato i giovanili ardori per la causa monarchica. A marzo, al centenario dell'Aeronautica, da ministro degli Esteri ha messo la «bustina» blu, dicendosi «fiero di averne indossato l'uniforme», da ufficiale di complemento dell'Aeronautica militare. Al liceo, il giovane Tajani era in mezzo ai «rossi», al Tasso di Roma, poi si è laureato in Legge alla Sapienza. Seguendo il padre militare ha vissuto a Parigi, Bologna e Roma, forse anche per questo oggi parla inglese, francese, spagnolo e un po' anche altre lingue. Ai Congressi del Ppe, passa fluentemente da una lingua all'altra.

È tifoso sfegatato della Juventus ma prima di tutto tifa Europa. Le radici europee di Fi si sono consolidate grazie al suo impegno. Da presidente dell'Europarlamento ha mostrato le sue doti diplomatiche intessendo una fitta rete di rapporti internazionali. Quando mette piede a Bruxelles non fa pochi metri senza che leader e premier europei si precipitino a salutarlo. Spesso cita i suoi avi nei discorsi, l'ha fatto anche ieri al Consiglio nazionale, parlando di lotta alla criminalità e ricordando Diego Tajani, magistrato antimafia e ministro della Giustizia del Regno d'Italia. Era nato a Cutro, nel Crotonese e a marzo Tajani ha ricevuto la cittadinanza onoraria, mentre era lì per il Consiglio dei ministri dopo il naufragio dei migranti. Ha la cittadinanza onoraria anche della paterna Vietri sul mare, dove una strada e un centro studi ricordano l'avo. In Spagna ha avuto una grande soddisfazione, a Gijon, quando hanno inaugurato «Via Antonio Tajani»: l'omaggio all'ex commissario Ue per l'Industria l'ha voluto un sindacato comunista, per aver salvato dal fallimento la principale impresa locale.

Entra in politica nel '94 da giornalista. Era capo della redazione romana del Giornale.

Ebbe l'aspettativa e minacciava scherzosamente i colleghi: «Pregate che mi eleggano che potrei tornare!». È il caso di ricordare un fatto inusuale: rinunciò a 468mila euro di buonuscita dopo 3 anni da vicepresidente della Commissione Ue. Quando si dice che parlano i fatti.

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