A tavola con i terremotati arrivano gli scrocconi

Settecento infiltrati per pranzo: la Protezione civile impone il pass per chi ne ha diritto

A tavola con i terremotati arrivano gli scrocconi

da Borgo Arquata (Ascoli Piceno)

«Il finto prete si era seduto laggiù, su quella panca. E si era messo a mangiare la pastasciutta al sugo. Prima di andare a rubare nelle case vuote era venuto a riempirsi la pancia. Poi l'hanno arrestato». La tendopoli di Borgo d'Arquata è come era la piazza d'Armi dell'Aquila. Centro operativo, new town di tela blu, qui passano tutti, parlano i politici, partono le squadre di pompieri per tutte le frazioni del costone e vanno in scena gli eccessi di una città precaria che si gonfia, che assorbe un dolore infinito ma in cui ribolle l'anima nera delle tragedie. Borgo d'Arquata è la tendopoli dove scendono fin dalla montagna di fronte da Spelonga e Colle, perché qui ha appena riaperto Tonno del bar Ciccio con la televisione per vedere Italia Francia amichevole, la Vodafone rifà il telefonino e mette le schede nuove e i bambini suonano con il flauto l'inno nazionale per il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, che rivolge uno sguardo appena, forse per l'asfissia sotto il tendone della mensa, per la verità ben arieggiato, e raccoglie a gli occhi asciutti il bigliettino di una bimba speranzosa chiedendole solo: «Come ti chiami?». Tutto è veloce nella tendopoli dove si cerca un nuovo centro per rinascere. Anche il sottobosco degli infiltrati. Centocinquanta ospiti, centocinquanta operatori e un numero di pasti arrivato a mille. È stato a quel punto che la Protezione Civile, qui è la Regione Marche che gestisce il campo, ha detto stop. Basta perché se si va avanti di questo passo le scorte si esauriscono, e si rischia di lasciare digiuni i residenti veri, che magari tardano per il pranzo perché vanno e vengono dalle case, accompagnati dai vigili del fuoco, per recuperare abiti, scarpe, foto ricordo, mini-televisori, orologi rotti. È il momento della proprietà, di sentire tra le mani i piccoli oggetti che aiutano nel passaggio a una vita sconosciuta. Ma se si arriva fuori orario bisogna stare attenti agli scrocconi. «Siamo arrivati al bancone e non c'era più praticamente niente da mangiare», racconta Luigi della Protezione Civile di Arquata, «la fanteria», la prima linea. Venti volontari che per la maggior parte sono residenti qui e qui dormivano la notte del terremoto, rimasti a Borgo per leggere al radar ogni necessità di chi conoscono da quando sono nati. Gente come Luigi, che dopo la prima scossa sentiva gridare «alcuni Aiuto! che poi non abbiamo sentito più, dopo la seconda».

In una città così ferita non sono possibili le esagerazione. A quota mille, mille pasti serviti di cui più della metà di dubbio diritto, la Protezione Civile ha cambiato regime: «Abbiamo deciso spiegano dal campo che anche per accedere alla mensa, oltre che alla tendopoli, è necessario un pass». E quindi chi vuole mangiare, a meno che non sia un ospite fisso, deve presentare carte di identità e previa verifica può accedere con il badge. Ora sono pronti anche i tesserini plastificati. Passino duecento persone in più, ma settecento è una cifra inaudita. «Parenti di parenti, giornalisti», ridacchia Luigi. «E poi si sa, siamo in tempo di crisi, e perfino gli sciacalli hanno avuto il coraggio di mangiare a sbafo e poi di partire per rubare».

Dopo l'esibizione con il flauto il maestro Ermanno si prepara a scendere sulla costa per prendere un camper. Dormirà lì per garantire le lezioni dal 15 settembre.

La piccola Beatrice, si saprà poi dalle sue parole a un capannello riunito, ha scritto nel bigliettino al ministro che vuole una scuola vera e non di tenda perché «nelle tende l'inverno fa freddo». E ho aggiunto «antisismica». Applausi.

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