Ci risiamo. Ad appena quattro giorni dall'approdo della nave Aquarius a Valencia le Ong e il governo italiano tornano in rotta di collisione. Alle 8 di ieri mattina il tweet dei tedeschi di Mission Lifeline - gli stessi che sabato avevano dato del «fascista» a Matteo Salvini - ha aperto un nuovo caso: «Stiamo salvando 300-400 persone, è richiesto il supporto della Guardia costiera italiana o di navi mercantili». Il problema è che il salvataggio riguardava gommoni partiti dalla Libia, in acque libiche, e mentre i guardacoste libici stavano intervenendo per riportarli indietro.
«È l'ennesima gravissima violazione da parte di una nave Ong» - la reazione immediata di Salvini su Facebook - questa nave che batte bandiera olandese e che da giorni ha spento le strumentazioni ha caricato di forza a bordo 224 clandestini. La nostra guardia costiera gli aveva scritto di non muoversi perché ci avrebbero pensato i libici, e lo stesso aveva fatto Tripoli. Ma loro non hanno ascoltato mettendo a rischio delle vite. Questa nave l'Italia la vedrà solo in cartolina, il loro carico di esseri umani lo porteranno in Olanda, faranno il giro un po' largo».
In realtà poi le cose hanno preso una piega un po' diversa. Gli olandesi, interpellati il 16 giugno dal nostro ministero degli Esteri che chiedeva spiegazioni sull'attività di Lifeline e Seefuchs, improvvisamente hanno risposto: «Queste imbarcazioni appartengono a Ong tedesche e non sono presenti nel nostro registro navale, l'Italia ne è al corrente». A quel punto è arrivato il contrordine da parte di Danilo Toninelli: «È una nave apolide? Si tratta di una notizia sconcertante, ho chiesto alla Guardia costiera di avviare un'inchiesta. Se sarà confermata l'ovvia conseguenza sarà il sequestro. Il salvataggio di vite umane - ha però messo in chiaro il ministro delle Infrastrutture - viene prima di tutto». Il che significa che se la magistratura dovesse dare indicazioni in tal senso anche questo carico di migranti potrebbe essere scortato in Italia.
La nave ce la prendiamo e arrestiamo tutto l'equipaggio per favoreggiamento della immigrazione clandestina», ha rilanciato a quel punto Salvini. Da notare che Lifeline ha già avuto a che fare con questo tipo di accuse da quando, nel 2015, aiutava i migranti a passare i confini sulla rotta balcanica. Inoltre l'equipaggio in questione l'anno scorso operava sulla Iuventa, una nave che che faceva capo a un'altra Ong tedesca - la Jugend Rettet - e che da agosto 2017 è ferma nel porto di Trapani perché secondo la magistratura avrebbe giustappunto favorito l'immigrazione clandestina in combutta con gli scafisti. Infine, secondo fonti libiche, dietro Jugend Rettet e Mission Lifeline ci sarebbero le stesse persone.
In attesa che le inchieste facciano luce su questi collegamenti la priorità di queste ore è decidere la sorte di 224 persone, che attualmente si trovano a bordo di un'imbarcazione omologata per trasportarne 50. Ma soprattutto appare sempre più urgente riscrivere le regole, perché al momento ogni operazione di salvataggio si trasforma automaticamente in un caso diplomatico.
Sempre ieri, mentre le motovedette libiche erano impegnate nella contesa con Lifeline, a 18 miglia dalla Libia - al confine con la Tunisia - sono stati segnalati altri due gommoni. Che hanno chiamato la Guardia costiera italiana scatenando la reazione di Salvini: «Non ci capisce perché dovremmo intervenire noi. Abbiamo chiesto l'intervento della Tunisia, che intervenissero loro oppure Malta».
In attesa del viaggio di Salvini in Libia, annunciato per i prossimi giorni, si tratta di un altro segnale di discontinuità rispetto alla prassi in vigore: finora, infatti, quando Tunisi non era in grado di intervenire la sala operativa di Roma prendeva automaticamente in carico le operazioni...
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