Roma - Bancarotta fraudolenta, associazione per delinquere, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato. Una sfilza di accuse e Denis Verdini viene rinviato a giudizio, con altre 46 persone dal gup del tribunale di Firenze, Fabio Frangini. Il processo si aprirà il 21 aprile 2015.
La vicenda è quella della gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf), del quale il coordinatore di Fi è stato presidente fino al 2010.
Ma c'è anche la questione dei fondi per l'editoria, che per i pm sarebbero stati percepiti illegittimamente da Il Giornale della Toscana. Verdini viene ritenuto il «garante» del patto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sulle riforme istituzionali (proprio ieri il parlamentare M5S Alessandro Di Battista, sul blog di Beppe Grillo, lo ha definito il «deus ex machina» del percorso) e ci si chiede se la notizia avrà ripercussioni politiche sul cammino già difficile delle nuove leggi e l'intesa tra governo e Fi.
Ma la deputata azzurra Daniela Santanchè assicura: «Le riforme devono andare avanti, senza se e senza ma, perché gli italiani non hanno più tempo. Anzi, dobbiamo fare un passo in più e rivendicarle con orgoglio». Il rinvio a giudizio, precisa, col resto «non c'entra nulla e mi auguro che i due piani restino distinti, poi che in Italia ci sia un problema con la giustizia...».
Per i fondi dell'editoria, con l'accusa di truffa ai danni dello Stato, è stato rinviato a giudizio anche il deputato di Fi Massimo Parisi, coordinatore del partito in Toscana.
Il gup Frangini ha invece stralciato la posizione di Marcello Dell'Utri: servirà una richiesta di estradizione suppletiva al Libano per procedere e la nuova udienza è stata fissata il 18 settembre.
Delle 69 persone indagate (tutto il Cda del Ccf e i sindaci revisori della banca) 21 sono state prosciolte o assolte con rito abbreviato, compresi la moglie di Verdini, Simonetta Fossombroni e il fratello Ettore.
«Tutti - ammonisce Daniele Capezzone su Twitter, esprimendo vicinanza a Verdini, Parisi e gli altri - amici e avversari, ricordino garantismo e presunzione di innocenza».
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