Il vertice della "non verifica" Bocce ferme sino alle Regionali

Niente «tagliando» per l'esecutivo, in agenda solo Autonomia e poco altro. Conte: «Non stacco la spina»

Il vertice della "non verifica" Bocce ferme sino alle Regionali

«Tagliando», «fase due», «verifica» e chi più ne ha più ne metta. È da giorni, ormai, che ai piani alti di Palazzo Chigi e nelle stanze che contano in Parlamento non si parla d'altro. Eppure, ancora una volta e com'era ampiamente prevedibile, il tema è stato rinviato a data da destinarsi. Tanto che il vertice di governo che si è tenuto ieri sera e che avrebbe dovuto buttare giù una sorta di crono-programma a 360 gradi sui prossimi passi dell'esecutivo è finito per essere derubricato a un incontro con all'ordine del giorno solo il nodo dell'Autonomia differenziata. Con un passaggio sulla giustizia e sulle crisi aziendali. Il ticket al governo, insomma, si farà più avanti. E difficilmente prima del 26 gennaio, quando si voterà in Emilia Romagna e Calabria. L'esito della sfida nella regione rossa per antonomasia, infatti, pare l'unica variabile che può davvero accendere la miccia di uno show down in casa Pd e quindi nell'esecutivo.

D'altra parte, nonostante le difficoltà restino tutte, l'impressione è che nelle ultime settimane il governo si sia andato stabilizzando. Proprio all'interno del Pd, infatti, pare si vadano quietando quelli che avevano storto il naso davanti ai ripetuti affondi di Luigi Di Maio. Perché il rischio che i dem finiscano per pagare un prezzo troppo alto per un'alleanza con un partner di governo che appare spesso totalmente inaffidabile è in effetti concreto. E tra i più dubbiosi, è noto, c'è lo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti. Anche lui, però, ha iniziato a guardare con un certo interesse alla piazza che si è mobilitata negli ultimi tempi dietro le sardine. Un popolo che viene da esperienze politiche diverse, ma che si è unito sotto un comune denominatore: fare da argine a Matteo Salvini. Che poi, di fatto, è la ragione sociale per cui è nato il Conte 2 dopo che il leader della Lega ha deciso lo scorso agosto di aprire la crisi di governo. Ci sta, dunque, che il fenomeno delle sardine stia di fatto stabilizzando l'esecutivo. Tant'è che quella che ieri sera doveva essere una sorta di verifica di governo è finita per diventare un vertice di maggioranza come tanti altri. A cui, peraltro, si è arrivati con il viatico delle rassicurazioni del premier. «Staccare la spina al governo? Ci mancherebbe, io sono qui per lavorare e dare una prospettiva migliore al Paese, non per staccare la spina», dice Giuseppe Conte ai cronisti che lo incalzano a ora di pranzo. E pure dal fronte grillino arrivano le parole di Davide Casaleggio a rasserenare gli animi. «Il governo - assicura - è solido».

Così, dopo aver incassato il via libera del Senato sulla legge di Bilancio, a sera i capidelegazione di M5s, Pd, Italia viva e Leu si danno appuntamento a Palazzo Chigi. In agenda c'è il provvedimento sull'Autonomia differenziata che il ministro Francesco Boccia avrebbe voluto inserire già in manovra ma che è stato stoppato da Matteo Renzi che ha chiesto più tempo per approfondire. Sul tavolo anche la riforma della giustizia e la nuova prescrizione, con grillini e dem che sembrano essersi riavvicinati dopo il lungo braccio di ferro dei giorni scorsi. Il Pd insiste affinché si eviti lo stop alla prescrizione dopo una condanna in primo grado perché questo potrebbe portare a una paralisi dell'attività dei tribunali e dilazionerebbe i processi all'infinito.

Un punto di caduta sembra essere stato trovato in un disegno di legge in cui trovino spazio certezza della pena e ragionevole durata dei processi. L'altro nodo sul tavolo di palazzo Chigi, forse il più spinoso per la maggioranza, è quello delle crisi aziendali, a cominciare da Ilva.

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