Sono giorni che sentiamo definire decisivo, addirittura per la stessa sopravvivenza dell'Ue, il Consiglio europeo che si terrà domani in videoconferenza. Il tema della discussione tra i capi di Stato e di governo dei Ventisette ormai è ben noto sarà quello contrastatissimo del pacchetto messo a disposizione dall'Europa per sostenere le economie dei Paesi investiti dall'epidemia di coronavirus. Ci si aspetta, soprattutto in Italia, in Francia e in Spagna, uno sforzo solidale di portata storica, un'intesa che segni una svolta e rilanci la coesione tra partner europei in grave crisi. Ma è praticamente escluso che sarà così. Un accordo definitivo al vertice di domani, secondo fonti di alto livello di Bruxelles sarebbe «fuori portata». Addirittura, sostiene la stessa fonte, per creare uno strumento «nuovo e ambizioso come un fondo di rilancio da più di mille miliardi ci vorranno almeno sei mesi». Campa cavallo.
Nella migliore delle ipotesi, dunque, il Consiglio europeo di domani potrà dare un via libera di principio allo strumento del fondo di ripresa: verrà concordato che il Recovery Fund sarà parte integrante del pacchetto Ue per la risposta finanziaria alla crisi, ma quanto ai dettagli tutto sarà rinviato a successive discussioni. Sono almeno quattro i temi che andranno affrontati: le dimensioni finanziarie del fondo, l'uso che si potrà fare delle risorse concesse, le garanzie che gli Stati saranno chiamati a fornire fino a quando il Recovery Fund non sarà garantito dall'Ue a partire dal 2021, la durata dello strumento stesso. Ieri il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno ha invece sgombrato il campo sul tema Mes: «Non c'è alcuna condizionalità nascosta».
Il futuro fondo sarà legato a doppio filo con una nuova proposta di bilancio europeo, che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen presenterà il prossimo 29 aprile preso atto dell'esito del «videovertice» di domani, considerato interlocutorio, tanto che non è previsto un comunicato finale.
Al centro della discussione di domani, in ogni caso, vi sarà la proposta tedesca, alla quale la Francia sembra disposta ad adeguarsi: sì all'emissione di bond comunitari, escludendo invece la mutualizzazione del debito. E l'Italia? Non sembrano alle viste clamorose rotture, semmai faticose negoziazioni cercando una via alternativa. Nella sua informativa al Senato sul vertice di domani, il premier Giuseppe Conte che promette di non accettare «compromessi al ribasso» - ha detto di avere «riservatamente anticipato» ai Paesi una proposta «che riteniamo pienamente conforme all'articolo 122 del Trattato europeo», e che cerca di ottenere l'immediata disponibilità del Recovery Fund «con un meccanismo di garanzie che ne anticipino l'applicazione». In sostanza, grazie alle garanzie offerte dagli Stati membri, si potrebbe secondo Conte evitare di dover attendere l'entrata in vigore del nuovo bilancio pluriennale dell'Ue 2021-2027.
Lo strumento da lui suggerito denominato European pandemic support scheme, in sigla Epss non avrebbe come fine la mutualizzazione del debito paventata dai Paesi «virtuosi», ma permetterebbe alla Commissione di prendere a prestito sui mercati il necessario per finanziare prestiti ai Paesi membri con la più lunga scadenza possibile.
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