BerlinoAncora violenza xenofoba in Germania. Ieri ha preso fuoco la palestra di una scuola di Nauen, in Brandeburgo: la struttura era destinata a ospitare 130 rifugiati. In mancanza di rivendicazioni di natura politica, la polizia non ha escluso l'ipotesi che a scatenare l'incendio sia stato un semplice corto circuito. È vero però che, in occasione di alcuni cortei di protesta anti-stranieri nei giorni scorsi a Nauen, le forze dell'ordine avevano denunciato la presenza di infiltrazioni neonaziste. In fiamme era finito, lunedì sera, anche un ostello per richiedenti asilo nel sud della Germania e manifestazioni contro gli immigrati sono state inscenate anche Schneeberg, a Freital, e a Tröglitz, tre località della Sassonia.
Ed è proprio con il primo ministro della Sassonia che oggi la cancelliera Angela Merkel si reca in visita a Heidenau, epicentro lo scorso fine settimana di alcune violente proteste xenofobe. Nella cittadina nei pressi di Dresda erano già ospitati 250 profughi siriani e iracheni e l'annuncio dell'arrivo di altri 600 richiedenti asilo ha scatenato le proteste dei neonazisti dell'Npd: negli scontri oltre trenta poliziotti sono rimasti leggermente feriti. La visita della Merkel vuole segnare il ritorno dell'ordine, ma specialmente nei Länder orientali la tensione resta palpabile. Fra i primi a soffiare sul fuoco di Nauen è stato Alexander Gauland, segretario in Brandeburgo del partito euroscettico Alternative für Deutschland: «Se i cittadini non avessero la sensazione di essere abbandonati dal potere centrale a fronteggiare la situazione, episodi come quello di Nauen potrebbero essere facilmente evitati». Parole «aberranti», per la leader regionale dei socialdemocratici (Spd) Klara Geywitz, secondo cui Gauland giustifica gli attacchi xenofobi attribuendone la responsabilità a chi vuole aiutare i rifugiati politici. A sua volta la reazione dell'Spd è stata travolta dagli eventi: ieri pomeriggio la Willy-Brandt-Haus, storica sede del partito oggi al governo in grande coalizione con i cristiano-democratici, è stata evacuata per un allarme bomba. «Da quando (il vicecancelliere e presidente dell'Spd, ndr) Sigmar Gabriel ha visitato Heidenau lunedì, la Willy-Brandt-Haus è stata sommersa da un'ondata di minacce razziste», ha confermato la segretaria generale del partito, Yasmin Fahimi, «ma la nostra linea non cambia di un millimetro».
Anticipata dal partner di coalizione, anche la cancelliera ha deciso di recarsi a Heidenau. Una mossa tardiva, la rimprovera chi dai due lati dello schieramento non apprezza il suo stile di governo da dietro le quinte. Secondo molti la Merkel in questi anni si è limitata a regnare, lasciando che siano gli altri a sporcarsi le mani. La verità è che nelle ultime ore la leader Cdu, impegnata in una lunga marcia elettorale per un nuovo mandato nel 2017, si è spesa in prima persona, ma su un altro fronte. Ieri Merkel era a Marxloh, uno dei distretti più poveri e socialmente svantaggiati di Duisburg, nell'altrimenti ricco Nord Reno-Westfalia. Stringendo le mani degli abitanti, nati all'estero in due casi su tre, la cancelliera ha ricordato che permettere ad altri immigrati bulgari o romeni di arrivare in città «a questo punto non è semplicemente possibile». Poi ha ribadito che la Germania non può accollarsi da sola l'emergenza rifugiati in fuga dal Medio Oriente (il ministero dell'Interno ha stimato che solo quest'anno ne arriveranno più di 800 mila).
E tuttavia, dopo aver nuovamente definito «ripugnanti» i neonazisti e chi si unisce alle loro marce xenofobe, ha annunciato che il suo governo sospenderà il respingimento dei rifugiati siriani al loro porto
d'ingresso nell'Unione Europea. Una misura ben vista dai Paesi come l'Italia – primo approdo per tanti profughi mediorientali – e dalla Commissione Ue che ha definito la decisione tedesca «un atto di solidarietà europea».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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