Prg, avanti ma a forza di varianti

Il centrodestra teme ora che con il conferimento dei poteri speciali a Veltroni i grandi progetti di viabilità vengano realizzati fuori dal piano

Giacomo Legame

Quando i faraonici progetti veltroniani per la città di Roma saranno portati a termine, e l’Urbe avrà acquistato definitivamente il volto che il primo cittadino ha voluto imprimerle, c’è il rischio che del piano regolatore generale approvato dopo quarant’anni e al termine di un lungo travaglio resterà poco o nulla. Nei giorni caldissimi che videro il contestato Prg approdare in aula Giulio Cesare, il centrodestra si fece «profeta di sventura», paventando che di lì a poco una folta messe di varianti ne avrebbe stravolto filosofia progettuale e contenuti. Le cassandre della Cdl avevano visto giusto, ma mai si sarebbero aspettate che così presto i loro timori si sarebbero tramutati in realtà. «È stato sbaragliato ogni record – spiega Marco Marsilio, capogruppo di An in consiglio comunale -. A Roma abbiamo avuto il primo piano regolatore al mondo che subito dopo l’approvazione aveva già subito la prima variante».
A distanza di tre anni l’andazzo non è cambiato. E gli osservatori più attenti già paventano che il conferimento a Veltroni dei poteri speciali sulla mobilità preluda a un «revival della variante», con l’aggiunta che i grandi progetti di viabilità – la maggioranza dei quali non ideati nel quadro del Prg – potranno essere realizzati con procedure accelerate. «Fin dal primo giorno avevamo parlato di un piano regolatore farsa – afferma Marsilio -. A Roma negli ultimi anni ogni importante progettazione urbanistica è avvenuta al di fuori delle previsioni del piano, a cominciare dalla delibera sui cambi di destinazione d’uso che riguarderà migliaia di immobili». Il livello di allerta è elevato, perché mentre si avvia a conclusione l’iter per la definitiva entrata in vigore del Prg (per il completamento si prevede un tempo che va da sei mesi a un anno), secondo An inizia a farsi serio il rischio che la procedura delle compensazioni, ad esempio, non possa arrivare a conclusione perché le aree di riserva individuate sono già quasi esaurite».
L’autunno incipiente si profila piuttosto caldo sotto il profilo della querelle urbanistica. «Resteremo sul piede di guerra per quanto riguarda l’edilizia economica e popolare – annuncia ancora Marsilio -, perché è a dir poco indecente che a Roma le linee guida del piano non abbiano tenuto in considerazione il reale fabbisogno edilizio del ceto medio-basso». La strada, in questo senso, viene individuata nel «reperimento di nuove aree con la garanzia di criteri oggettivi e metodi trasparenti, senza che ancora una volta gli unici interessi tutelati siano quelli speculativi». Ma la vera sfida, per l’opposizione, è la riqualificazione della periferia, secondo il principio della «demolizione-ricostruzione» recepito nel Prg proprio grazie a una lunga battaglia culturale portata avanti contro tutto e contro tutti dalla destra romana.

Nei mesi scorsi An ha duramente rimproverato a Veltroni di essersi appropriato del merito degli abbattimenti al Laurentino 38, «ma se quei ponti sono caduti – rivendica Marsilio – lo si deve alla Cdl, che quando governava nel XII municipio s’è fatta carico della forte spinta che arrivava dal territorio, che quando governava in Regione ha consentito che le procedure giungessero a termine, che da opposizione in Campidoglio ha ottenuto grazie a un mio emendamento che i primi studi di fattibilità fossero finanziati».

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