Problema inutile Pensiamo a ridare onore al merito

di Franco Battaglia

Ogni tanto qualcuno solleva il presunto problema del valore legale della laurea, che andrebbe abolito. Nessuno mi ha mai saputo spiegare, esattamente e con idee chiare e distinte: a) in cosa dovrebbe consistere il provvedimento abrogativo; b) qual è problema che dovrebbe risolvere quella abolizione. Il che ha mi ha lasciato sempre convinto che la questione fosse nulla di più che chiacchiera da bar dello sport.
Ora, quel che io sto così irriverentemente chiamando è un problema sollevato addirittura da Monti in persona. Urca, mi dico: o questa è la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che questo Monti è una sòla, oppure qui c'è qualcosa di grosso che m'è sfuggito. Ansioso di apprendere, sono andato in rete a cercare lumi. E li ho trovati: in una dotta pagina giuridica è spiegato il perché e il percome della questione. Non ci si capisce niente (colpa mia), però la conclusione della lenzuolata giuridica è inequivocabile: «Il concetto di "valore legale" del titolo di studio sarebbe in definitiva una nebulosa in merito alla quale non è opportuno approfondire dispute dottrinarie».
Chiacchiera da bar, avevo detto io; nebulosa, conferma la dotta trattazione giuridica. La versione aulica della locuzione «chiacchiera da bar» è «discorso puramente accademico», cioè, recita il mio De Mauro, «discorso astratto, ozioso, vacuo». E ditemi voi cosa ci si poteva attendere da questo governo di accademici. Cioè, voglio dire, da un governo i cui ministri sono tali perché sono accademici. O se volete, sono tali perché abbiamo un presidente della repubblica che ha abolito il valore legale del voto. Il gioco deve essere piaciuto a Monti, che sta cercando di abolire tutto ciò che di legale si possa abolire. Ieri se l'è presa col valore legale delle licenze dei poveri tassisti, oggi coi titoli di studio. Problemi sui quali non c'è bisogno di sapere alcunché per figurarsi che stanno alla presunta crisi come il sesso sta agli angeli.
Anziché industriarsi di come togliere valore «legale» ai titoli di studio, perché non si adopra, signor presidente del consiglio, ad aggiungere valore a essi. A cominciare dal ridare valore al merito. Mi permetto di lanciare qualche sasso. 1) L'università italiana è l'unica al mondo ove alla fine del corso gli studenti possono non sostenere l'esame di verifica; esame che gli viene concesso di poter sostenere con cadenza mensile. 2) L'università italiana è l'unica al mondo ove lo studente può rifiutare il voto conseguito all'esame. L'esame è una prova a campione (per certi versi, ma non esattamente, un po’ come lanciare un dado). Lo studente brocco che supera la prova col minimo e che chiede di ripeterla è come se chiedesse di lanciare di nuovo i propri dadi: prima o poi gli viene se non un doppio 6 almeno un doppio 5. Ecco com'è che nelle nostre università è da 40 anni che lo studente brillante si laurea con 110 e lode e il brocco con 110. 3) In nessuna università del mondo si accede alla scuola di medicina col superamento di quiz tipo patente di guida. 4) La formula detta del 3+2 (laurea+laurea magistrale) ha dimostrato di essere ciò che si poteva tranquillamente prevedere sarebbe stata quando nacque: un fallimento, per il quale dobbiamo ringraziare l'allora ministro Giovanni Berlinguer.


Come vede, professor Monti, ne avrebbe di lavoro da fare; ma per dare (e non per togliere, come lei si propone) valore all'università. E non basta mettere il dito sulla piaga, come ha magistralmente fatto il vice-ministro Martone: bisogna anche curarla. Ma bisognerebbe esserne capaci.

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