Quando le ore son troppo piccole

Quando le ore son troppo piccole

C’era una volta l’antenna che saliva, lentamente, nel cielo grigio, tra le nuvole candide (niente Pal, si era ancora nel bianco e nero) e partiva la sigla di chiusura dei programmi in tv, seguiva telescopio. Era il segnale di resa, noi pupi eravamo già a nanna dopo Carosello, i genitori, detti matusa, avevano resistito a Lascia o raddoppia? e il professor Cutolo, comunque intorno alle 23 tutti in branda, perché in ufficio e in fabbrica, a scuola o in negozio non erano ammessi ritardi e sbadigli.
Ugo Tognazzi ne fece una gag strepitosa nei Mostri, l’episodio aveva il titolo «l’Oppio dei popoli» con Michèle Mercier, nel ruolo della moglie. Mentre Tognazzi, dotato di vestaglia e con lenti spesse così, accomodato sul sofà era rapito dal programma tv, fino alla salita nei cieli dell’antenna di cui sopra, alle sue spalle la moglie si dava da fare con l’ amante, in camera da letto, passando e ripassando, la spudorata, nel salotto per un drink e accompagnando infine il complice d’amore alla porta. A questo punto Tognazzi spegneva il televisore e diceva alla Mercier: «Sapessi che cosa ti sei persa!».
Fatta la premessa qui dobbiamo fare i conti con quello che ogni sera, ogni notte non ci perdiamo, quello che, insomma, accade in televisione: da miss Italia alla Domenica Sportiva, da Controcampo a Porta a porta, da Matrix all’Isola dei famosi, le notti bianche ormai sono quotidiane e puntualissime, si doppia il capo della mezzanotte, si va avanti a oltranza, o share o morte, è severamente vietato suggerire agli italiani di andare a coricarsi, meglio tenerli svegli, l’Italia s’è desta, con un programma di approfondimento piazzato proprio quando ti stai lavando i denti e indossato il pigiama (bei tempi quelli di Tv 7, all’ora gentile della sera). Non puoi distrarti, spunta la replica di Paperissima, se non hai voglia di passare dal giornalaio ecco la rassegna stampa, se vuoi sognare senza sonniferi ecco Marzullo, tutta roba da nottambuli stressati.
Siamo ormai un popolo di commissari tecnici e di telespettatori, non più di lavoratori. Perché se è ancora passabile tirare tardi il sabato sera non è salutare, civile, dignitoso resistere con gli occhi aperti negli altri giorni per una Ventura o un Vespa che, furbescamente, approfittano delle nostre debolezze. Mina canterebbe oggi «L’importante è sfinire», l’antenna è stata sostituita dalla parabola, il digitale terrestre ha mandato in cantina anche quella, hanno fatto sparire anche il telescopio. Il televisore è acceso in eterno, come una lampada votiva.

Non sembra possibile una soluzione a breve scadenza, black out a parte.
A meno che una sera non decidessimo di abbandonare la postazione, alzarci dal divano e andare a controllare quello che sta accadendo in camera da letto.

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