Quei segreti sotto il Castello

U n'abitudine tipicamente italiana è quella di dare per scontati i tesori che abbiamo o, ancor peggio, di lasciarli cadere in rovina, dietro il falso pretesto che avendo il patrimonio più vasto e importante al mondo sarebbe impossibile salvarlo integralmente. Esempio emblematico è il Castello Sforzesco di Milano: pur essendo uno dei più grandi capolavori ingegneristici del Medioevo, per secoli è stato il bersaglio di logiche politiche e speculative che ne hanno messo a dura prova lo stato di conservazione: demolizioni, sfondamenti, riempimenti, cementificazioni. Da queste premesse e dalla convinzione che una parte del castello versi ancora nel degrado e nell'incuria, prende spunto il volume «Il segreto del Castello di Milano» (Mursia, da oggi in libreria) scritto da Gianluca Padovan e Ippolito Edmondo Ferrario, speleologi della Scam, che negli anni '80 e '90 si sono calati sotto le mura del castello percorrendo ogni recesso. Ne è emerso un mondo sconosciuto, abbandonato tra i rifiuti e le macerie, che la Scam ha riportato alla luce, scattando foto, stendendo planimetrie e confrontandole col materiale in loro possesso: rilievi ottocenteschi, mappe e progetti di Leonardo, che al castello prestò il suo estro ingegneristico. Il risultato è nel libro, che descrive la fortezza da un punto di vista inedito, quello dei sotterranei. «Siamo scesi per la prima volta nel 1988, con l'autorizzazione dell'allora assessore Luigi Corbani - racconta Padovan -. Da piazza Castello, in corrispondenza di viale Lanza, abbiamo imboccato la Strada a esse che, superato un cancello, conduce alla galleria di controscarpa. Le planimetrie parlavano chiaro: alcuni sotterranei sono agibili ma la maggior parte resta ancora da scoprire». Il percorso è continuato lungo la Strada segreta coperta che per via sotterranea conduceva alla Ghirlanda, la cinta di mura che circondava il fossato, demolita nel 1983. Con l'abbattimento della cinta e il riempimento del fossato, la Strada segreta e le sue diramazioni sono venute a trovarsi sotto il piano del calpestìo, invisibili in superficie ma ben presenti nel sottosuolo. «Nell'ultimo tratto di strada si alzano tre arcate in mattoni, tamponate: non si tratta di archi di scarico, ma dell'accesso ad altrettante gallerie che, oltre che murate, sono interrate». Dove conducevano? E soprattutto, dove potrebbero ancora condurre, se fossero disostruite? «Il segreto del Castello è sotto il piano che noi calpestiamo» conclude Padovan. Basta percorrere viale Gadio, davanti a parco Sempione: là dove le aiuole lasciano spazio ai vialetti asfaltati, là sotto la Ghirlanda esiste ancora. Ed è integra dalle fondamenta fino al primo piano. «Molti credono che tutto il patrimonio del castello sia sotto i nostri occhi: esiste invece una parte sotterranea, con torri, fossati, gallerie, che supera del doppio quella in superficie, e che è possibile recuperare. Basterebbe una campagna archeologica per riportare le opere all’antico splendore». Eppure oggi nessuno sembra curarsene: «Si preferisce investire in progetti redditizi, sebbene possano stravolgere l'identità del castello». E il pensiero va al progetto di restauro firmato Chipperfield e De Lucchi che sarà consegnato al Comune entro fine anno. «Un progetto che snatura l'origine militare del castello per farne una nuova Gardaland con ascensore e ristorante di lusso». Il problema è che «per realizzare l'ascensore occorre sfondare l'unico rivellino quattrocentesco rimasto integro: la torre di Santo Spirito», come ben si vede dai disegni leonardeschi.

«Invece che investire in cultura e ripulire i sotterranei per vedere che cosa ha realizzato Leonardo, si preferisce puntare sulla spettacolarizzazione». Dimenticando che lo Sforzesco «prima che una residenza sontuosa dei signori di Milano, era la più grande macchina da combattimento mai realizzata in Europa».

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