Riforma del Lavoro: se si danneggiano le imprese si colpisce anche chi lavora

La riforma Fornero è in primo piano su Dossier. Sara Calzi, avvocato giuslavorista del Centro Studi Ameco di Milano, affronta, con un'approfondita analisi, uno dei nodi più discussi. Le modifiche all'articolo 13 del decreto legislativo 276/03, accusate di cancellare ogni beneficio, per incentivare le assunzioni dei lavoratori.
«Questa legge - dice - ha peggiorato il mercato del lavoro e ha creato molti problemi alle imprese. La riforma mi pare quasi punitiva per le aziende, per chi già lavora e per chi è in cerca di un nuovo impiego. Più si creano difficoltà a chi produce e più queste si ripercuotono sul sistema economico, con gravi conseguenze per il sociale».
Una categoria di disoccupati, in particolare, secondo l'avvocato, è tra le più penalizzate da questa riforma. I soggetti che l'Unione europea indica come «svantaggiati». Quelle persone che hanno marcate difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro, a causa di particolari condizioni soggettive. Chi ha più di cinquant'anni, ad esempio, senza titolo di studio, i disoccupati da oltre 24 mesi, le persone che vivono sole con uno o più soggetti a carico.
«L'Europa riteneva fondamentale - aggiunge - che gli Stati membri promuovessero aiuti in favore dei lavoratori svantaggiati. Ma qualcosa, poi, è cambiato. La nuova riforma ha tolto ogni incentivo alle imprese, per agevolare la loro ricollocazione. È stata abrogata la possibilità di deroga al contratto collettivo. Mentre gli obblighi per l'impresa sono rimasti invariati. La norma di cui si discute, ormai, non ha senso.

Perché un imprenditore dovrebbe scegliere di assumere un lavoratore che ha particolari criticità, con tutti gli oneri, senza un ritorno economico? Non a caso, proprio a causa della riforma e delle incertezze che ha indotto, durante l'estate, molte assunzioni di soggetti svantaggiati sono saltate».

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