Quando si dice lironia della sorte: da quando la Provincia di Milano ha ristretto drasticamente le sua superfice, perdendo prima la realtà di Lodi (ma conservando le colline vitate di San Colombano al Lambro) e ora quella legata a Monza e Brianza, scopre una vasta vocazione golosa. Come ha ricordato più volte in conferenza lassessore provinciale al turismo Stefano Bolognini «Lodi con la sua rassegna è partita ben prima, oltre trentanni fa. Milano e la sua provincia iniziano ora, ma sappiamo già che cresceremo».
Per la serie chi, quando, cosa... ecco subito i dati essenziali: da oggi, venerdì 20, e fino al 10 di dicembre, il giovedì dopo il ponte di SantAmbrogio, abbiamo la possibilità di fare il pieno di acquolina con «Dal risòtt giald al panettón», superflua la traduzione, sottotitolo «In viaggio nella cucina ambrosiana alla scoperta dei sapori della tradizione», edizione numero uno grazie allimpegno, oltre che della Provincia, della Camera di Commercio e della Fipe, la federazione dei pubblici esercizi che alcuni anni fa hanno varato le DeCa, le Denominazioni di Cucina Ambrosiana, la certificazione che i locali che ne fanno parte difendono e, possibilmente, incoraggiano la cultura della cucina milanese. Nobile intendo, anche in controtendenza perché se i sushi furoreggiano non è per un capriccio del destino, ma perché intercettano le attese culinarie dei cittadini.
Cè molta strada davanti alle DeCa e alla rassegna della cucina meneghina se si pensa che i locali censiti dalla Camera di commercio questanno sono 3657 e al programma del viaggio dal risotto giallo al panettone ne contiamo 29, ventitrè in città e sei in provincia. Il loro elenco completo è nel sito visitamilano.it, oltre che in un pieghevole che può essere ritirato, ad esempio, negli uffici turistici della Provincia, lo Spazio Ex Cobianchi in piazza Duomo 19/A angolo via Silvio Pellico, telefono 02.77404343.
Rispetto ad altre rassegne simili, questa sembra partire con il piede giusto perché chi ha preso il doppio impegno di stilare un menu milanese e di offrirlo a un prezzo contenuto, tra un minimo di 30 euro e un massimo di 50, non pone condizioni del tipo «mai nei fine-settimana» piuttosto che «solo da martedì a giovedì a pranzo», come dire: farsi belli senza pagare dazio perché è ovvio che sabato e domenica è facile fare il pieno e ogni titolare conta su ricche ordinazioni alla carta per incassare di più. Però è pubblicità anche quanto messo in piedi dalla Provincia, con la speranza che dallanno prossimo iniziative come questa prestino attenzione anche alle materie prime con cui sono cucinati i piatti della tradizione ambrosiana, quasi mai ambrosiani.
Hanno aderito a questo numero zero posti di assoluta fedeltà alla classicità come il Matarel allangolo tra corso Garibaldi e via Solera Mantegazza, telefono 02.654204, antipasto di salame, ossobuco e risotto, dolce della casa a 40 euro, e lAlfredo Gran San Bernardo in via Bergese, telefono 02.3319000, cinquanta euro per i cosiddetti antipasti vari, il risotto giallo con lossobuco, cotoletta con tronchetti di polenta e dessert. Stesso prezzo allAntica Trattoria Morivione in via dei Fontanili 2, telefono 02.89511578 dove «se è tempo, cassoeula di anatra, oca o maiale», non male perché è il trionfo di cotolette e ossobuchi. Attento al prezzo, 30 euro, il Tronco in via Thaon di Revel 10, telefono 02.606072, e pure Novelli in via Padova 344, telefono 02.27207769; 35 euro alla Pesa in via Fantoni 26, telefono 02.4035907, mentre nei 50 di Papà Francesco, sulla destra guardando Palazzo Marino, 02.862177, è previsto anche un bicchiere di bonarda.
Di sicura qualità insegne come La Brioschina in piazza Carrara, 02.89501177; il Nuovo Macello in via Lombroso, 02.59902122; Masuelli San Marco in viale Umbria 80, telefono 02.
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