Rischio terrorismo dietro ai bancomat clonati

Il metodo è quello classico: copiare i codici di bancomat e carte di credito dopo aver clonato le card per far razzia nei conti correnti di ignare persone, ma l’ultimo caso ha evidenziato uno sviluppo tecnologico di «qualità» che dimostra quando siano organizzate ed evolute le reti della malavita dell’est europeo. Un problema che però oggi supera il livello chiuso di una singola organizzazione criminale, infatti il timore degli esperti è che questa fonte di facile reperimento di contanti, ma a nome di inconsapevoli cittadini, sia un’utile strumento di rapido finanziamento per cellule terroristiche presenti in occidente.
L’ultimo caso è quello della Spezia dove la Polizia Postale ha arrestato due giovani bulgari, la manovalanza del settore, colpevoli di aver clonato quasi trecento bancomat in pochissimi giorni. Ma gli esperti della «postale» si sono però stupiti davanti alla qualità degli strumenti con cui la banda operava. In pratica una microcamera, con un obiettivo grande come una capocchia di spillo, inserita in un falso pezzo dello sportello bancomat (pochi millimetri di spessore, quasi invisibile) che in meno di due minuti veniva installato. Posizionata la telecamera, con la quale si leggeva il codice segreto digitato, con un’altra mossa rapidissima veniva inserito nella feritoia un mini lettore ottico che copiava la banda magnetica della card. «Strumenti da agenti segreti _ ha commentato tecnico della polizia _ veri gadget da James Bond».
I due truffatori, sistemato il tutto, si potevano tranquillamente sedere in una panchina o in un vicino bar e, grazie ad un video cellulare, copiare dodici e dati degli ignari clienti. Grazie al personale di una filiale della Cassa di Risparmio della Spezia ci si è accorti che qualcosa non andava allo sportello bancomat di via Chiodo, proprio nei giorni della festa patronale cittadina del 19 febbraio, ed è partito l'allarme. Dalle telecamere di sorveglianza si è così scoperta la manomissione. La stessa frode era stata realizzata presso uno sportello automatico della Banca Toscana. A questo punto la Postale ha individuato i due bulgari e il 23 marzo, con un blitz nell’albergo in cui erano alloggiati, ha fatto scattare le manette per Ivan Mihayolv (24 anni) e Martin Ivan (26 anni). Nella camera dei due bulgari sono stati scoperti due kit completi, tra cui un computer portatile per inviare i dati clonati in Bulgaria dove poi l’organizzazione avrebbe provveduto a venderli ad altri gruppi criminali (comprese realtà statunitensi), forse anche a organizzazioni terroristiche che in questo modo avrebbero facilità di acquisire in pochi minuti soldi senza dover passare da sistemi bancari tracciabili, ma occultati dietro nomi di inconsapevoli cittadini italiani.


«Questi kit per clonare i bancomat - ha spiegato il dirigente regionale della Polizia Postale, Armando Puccinelli - sono solitamente prodotte nei paesi dell'est europeo dove negli scorsi anni è stata esportata molta parte della tecnologia industriale per produrre proprio la componentistica dei sistemi bancomat. Hanno i componenti originali degli sportelli bancomat e la capacità di realizzare questi apparecchi, addirittura oggi li si possono comprare in rete partecipando a specifici forum, spendendo circa 2mila euro».

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