Il «rivellino» E Locarno rivendica un’opera del Maestro

Se molti capolavori di Leonardo sono sotto gli occhi di tutti e vengono ammirati nei maggiori musei del mondo, l'enigma del maestro di Vinci continua a tormentare gli studiosi. Così, mentre a Palazzo Marino si accodano i turisti per ammirare per la prima volta due fogli originali del Codice Atlantico, due volumi ricostruiscono la storia degli scritti e delle opere ingegneristiche del maestro fiorentino. Pochi sanno che è da un solaio di Vaprio d’Adda che parte il mistero della diaspora dei codici. A rivelarlo è l’architetto Giovanni Ambrogio Mazenta (1565-1635) che nelle sue «Memorie» ricostruisce l'avventura di migliaia di appunti e disegni leonardeschi, dapprima consegnati al discepolo Francesco Melzi, che li custodì nella soffitta della villa di Vaprio, poi, per l’incuria degli eredi, dispersi tra Francia, Milano e Firenze e, dopo la grande razzia napoleonica, nel resto del mondo. Le testimonianze di Mazenta sono ora raccolte nel volume «Alcune memorie dei fatti di Leonardo da Vinci a Milano e dei suoi libri» (La vita felice, pp. 128, euro 9,5), ristampa dell’edizione del 1919 curata da monsignor Luigi Gramatica, oggi rarissima. Anche la Svizzera, però, rivendica il «suo» Leonardo. Nel saggio «Leonardo a Locarno», scritto dallo studioso Marino Viganò e appena pubblicato da Casagrande (pp.456, euro 45), si ipotizza l’attribuzione al genio fiorentino di un baluardo militare, il cosidetto «rivellino», costruito per difendere un castello visconteo di Locarno, poi demolito. L’edificio, di forma pentagonale, fu innalzato nel 1507 durante la dominazione di Luigi XII, re di Francia e duca di Milano, su committenza di Charles II d'Amboise, governatore della Lombardia. Ma già alla fine dell'800 Johann Rudolf Rahn, storico dell'arte del Canton Ticino, notò la somiglianza: «Questa costruzione – affermò - ricorda un disegno fatto da Leonardo in un manoscritto della Bibliothèque de l'Institut». E i documenti raccolti da Viganò inducono a non escludere la plausibilità dell’intuizione.

In un disegno del Codice Atlantico, infatti, si nota un ampio «rivellino» acutangolo: lo si suppone pensato per una località montana, forse sita verso il confine svizzero, dove potevano insidiarsi pericoli per il dominio francese della Lombardia. Se così fosse, il «rivellino» di Locarno sarebbe il solo edificio leonardesco al mondo rimasto integro.

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