On the road in Valtellina duecento chilometri di bontà

Ci sono regioni che sembrano non finire mai, la Puglia come la Liguria, ma non scherza nemmeno la Valtellina. Se uno volesse muoversi on the road da Madesimo, sotto il passo Spluga (2115 metri), a Livigno, oltre Bormio, i chilometri risultano più di 200 (e nemmeno uno di autostrada), almeno quattro ore di guida, sempre attenti alle curve e ai radar della stradale. Per fortuna non mancano le alternative, perché chi abita in pianura non si immagina le diverse prospettive di chi invece vive e si muove tra i monti. Così difficilmente gli abitanti di Madesimo e Chiavenna al pari di quelli di Livigno usano le vie valtellinesi, optando per l’Engadina. Fino a quando la neve non sbloccherà lo Spluga e più in là il Passo Bernina (2323 metri), è spettacolare la via lungo il Maloja, quindi St.Moritz e Bernina, poi rimarrà transitabile solo il tunnel poco oltre Zernez (in Svizzera) e il lago del Gallo (in Italia) per un chilometraggio attorno ai 112.
A fare da ciceroni in un viaggio goloso (e italiano) tra i due estremi di Valchiavenna e Valtellina sono due dei tre chef stellati della provincia, Stefano Masanti del Cantinone a Madesimo, 0343.56120, e Mattias Peri dello Chalet Mattias a Livigno, 0342. 997794 (terza insegna, la Lanterna Verde a Villa di Chiavenna, 0343.38588). Masanti è profondamente legato alla sua terra, produce ad esempio superbe bresaole, 100 per cento nostrane (un’eccezione, visto che imperversa la carne bovina sudamericana). Peri guarda più all’estro creativo internazionale ma arrivano entrambi a ottimi risultati grazie anche a strutture coccolose.
Molti sanno che Chiavenna è la patria dei crotti, sorta di osterie pubbliche (poche) o private. Meno noto il fatto che ai 1900 metri di Montespluga l’enoteca di Fausto Sala all’hotel della Posta non è solo la più alta d’Italia ma, quel che davvero conta, ha un’offerta straordinaria di etichette. A Madesimo invece, guai a non visitare la pasticceria La dolce vita per la torta ai mirtilli e per il rarissimo miele di rododendro della Vallespluga. Bresaole e violini eccellenti a Chiavenna, alla macelleria Del Curto, frutta, verdura, erbe aromatiche e funghi da Bedognetti. Attenti: se nel Chiavennasco ordinate i pizzocheri, sappiate che sono gnocchi di farina bianca, conditi con burro e salvia, e non tocchetti di grano saraceno, storicamente mai coltivato attorno Chiavenna.
Un’altra bandiera della zona è la pietra ollare, usata per cucinare, pentole pesantissime, legate da cinture di rame, cotture lente, per cuochi sognanti. Si chiamano lavecc. Per evitare imitazioni, non si sbaglia rivolgendosi alla Famiglia Lucchinetti a Prosto di Piuro, il cui lavoro di alto artigianato inizia con l’escavazione della pietra.
E ancora la carne della macelleria Quintino e i formaggi di Fabio Sala a Gordona, l’eccezionale farina gialla da polenta del Mulino Scotti a Delebio, la selvaggina e la mortadella di fegato di Alico a Cosio Valtellino, il Bitto d’alpeggio della Val Gerola sopra Morbegno, i vini dell’azienda agricola Dirupi a Poggiridenti, le mele biologiche di Amedeo Moretti a Tresivio, il grano saraceno, l’orzo “dumega” e la farina di segale del Cembro a Teglio.
Con quest’ultimo paese si è quasi a Tirano e si entra nella zona di influenza di Mattias Peri in una Livigno dove merita di essere visitato anche il ristorante Da Roby, cuoco giovane e motivato. Nel piccolo Tibet italiano, è da favola la varietà di offerta del Samdimarket di Paolo Gaspani, un esempio: oltre duecento varietà di salumi e formaggi. Presto diventerà un maestro pasticciere Andrea Galli di Dolce Passione (il panettone!) e, dopo vent’anni, a dicembre apriranno le Terme di Livigno, si chiameranno Acqua Granda e promettono relax assoluto.


Note a tavola: Osteria del Crotto a Morbegno, the best in provincia; Sale e Pepe e Ristorante Open, da non perdere a Sondrio; Fracia tra le vigne di Chiuro; Il Crotasc a Mese e infine Al sert a Verceia per la carne d’asino (e l’Harley esposta nel locale).

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